Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 22, Numero 1
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 44, Numero 1 Gennaio/Febbraio 2010


SOMMARIO

Lezione del Fondatore
4 Aumentate il vostro amore per Krsna
Srila Prabhupada spiega perché la civiltà moderna presenta pericoli per coloro che si trovano sul sentiero spirituale.
9 Calendario
10 Creare una Cultura del Canto Puro
I devoti si prendono del tempo per concentrare gli sforzi sulla loro più importante pratica spirituale.
18 L’Ayurveda e la Scienza
Delle Relazioni Spirituali
Alcuni aspetti della teoria della medicina Ayurvedica sono metafore adatte a spiegare le relazioni che l’anima può avere con Krsna.
22 L’Osservatore Vedico
25 Maha-Mantra Hare Krsna
26 Dove la Medicina si Fonde con la Devozione
Il Bhaktivedanta Hospital a Mumbai fornisce cure per il corpo, per la mente e per l’anima.
35 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Una Responsabilità Definita
37 La Bhakti: lo Scopo Supremo della Vita
Che cosa rende la bhakti, il servizio devozionale a Sri Krsna, la più pura, la più potente e la più elevata di tutte le attività?


BACK TO GOD­HEAD

FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi,
Gandharvika dasi
SPEDIZIONI: Visnupriya dasi

Per informazioni sulle spedizioni contattare:
Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
Tel. 0558076414 - Fax 0558076630
E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a: “Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 22, N.1 Gennaio/Febbraio 2010
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI



BENVENUTO


I DEVOTI HARE KRSNA sono conosciuti in tutto il mondo per il canto pubblico del mantra Hare Krsna.
Il kirtana è una forma di preghiera che consiste nel cantare a voce alta i nomi di Dio. L’altra forma di preghiera, più privata e meditativa, avviene attraverso l’uso di una sorta di rosario, utilizzato sia per tener conto del numero di mantra recitati sia per aiutare la concentrazione.
La recitazione sui grani del rosario, chiamata japa, è essenziale per la pratica del bhakti-yoga. Per realizzare che Krsna, il Signore Supremo, è completamente presente nel suono del Suo nome, i devoti sinceri si sforzano costantemente per migliorare la purezza del loro japa. Nell’articolo “Creare una Cultura del Canto Puro”, Arcana Siddhi Devi Dasi racconta le sue esperienze fatte durante un ritiro dedicato al miglioramento del japa.
Un altro articolo di particolare rilievo in questo numero è la storia del Bhaktivedanta Hospital a Mumbai. Questo ospedale ha ricevuto il nome del fondatore del Movimento Hare Krsna e il personale medico è costituito da professionisti che aderiscono ai suoi insegnamenti e offrono ai pazienti le migliori cure sia per riguarda il fisico che per lo spirito.
Hare Krsna!
Nagaraja Dasa, Direttore



I NOSTRI SCOPI

Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.


LEZIONE DEL FONDATORE
Vrindavana, India — 28 Ottobre 1976


AUMENTATE IL VOSTRO AMORE PER KRSNA
La civiltà umana dovrebbe aiutarci ad amare Dio e non dovrebbe spingerci in basso nell’ignoranza.
di Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

evam manah karma-vasam prayunkte
avidyayatmany upadhiyamane
pritir na yavan mayi vasudeve
na mucyate daha-yogena tavat

“Quando l’influenza dell’ignoranza ricopre l’anima individuale, questa non può comprendere la natura dell’essere infinitesimale né quella dell’Essere Supremo; la sua mente è allora soggiogata dall’azione interessata. Di conseguenza, finché non sviluppa il suo amore per Sri Vasudeva, che non è altri che Dio stesso, non potrà certamente essere liberata dalle trasmigrazioni successive.”
–Srimad-Bhagavatam 5.5.6
QUESTO VERSO È MOLTO importante perché tratta il problema del nostro contatto con il corpo materiale: daha-yogena. Questo è il vero problema della vita, ma nessuno lo conosce. In particolare oggi le persone non riescono a comprendere che “il corpo materiale è un elemento estraneo di cui, in un modo o nell’altro, siamo vittime intrappolate al suo interno.” Questo è il vero problema che le persone non conoscono. È avidya, l’ignoranza. Ci sono due potenti forme di avidya. Una deriva dal rajo-guna, l’influenza della passione, e l’altra dal tamo-guna, l’influenza dell’ignoranza. Il tamo-guna è una copertura molto spessa, mentre quella del rajo-guna è un po’ più rarefatta.
Il sattva-guna, l’influenza della virtù, è illuminante e implica le qualifiche braminiche. Quando una persona è collocata nel sattva-guna è capace di comprendere di non essere il corpo, cioè di essere differente dal corpo. Per le persone collocate nel sattva-guna la vita è più facile.
Civiltà umana non significa trascinare in basso verso il tamo-guna chi è già nel sattva-guna o appartiene a una famiglia collocata nel sattva-guna. Ma purtroppo questo è quello che fa la civiltà moderna. L’attrazione esercitata dalla civiltà materialistica è così forte e malsana che coloro che, grazie a precedenti attività pie, erano nati in una famiglia di brahmana, vengono spinti a comportamenti in tamo-guna, caratteristici delle persone che non hanno un’educazione spirituale. Imparano a bere, a mangiare la carne e a fare sesso illecito, sintomi del livello più basso del tamo-guna.
Con differenti livelli i tre guna si manifestano in tutte le 8.400.000 forme di vita. Si può fare un calcolo. Tre per tre fa nove. Nove per nove fa ottantuno. Perciò ci sono molte varietà, ma la civiltà umana dovrebbe essere organizzata affinché chiunque, indipendentemente dalla combinazione degli influssi della natura che lo condizionano, venga progressivamente riportato al sattva-guna. Questa è civiltà umana.
Le persone collocate nel sattva-guna non dovrebbero essere trascinate nuovamente nel tamo-guna. Qualcuno, grazie ad atti pii ed attività virtuose, è già nel sattva-guna, ma l’organizzazione sociale, politica ed economica è così negativa che lo trascina nel tamo-guna. Questa non è civiltà, è degradazione. Civiltà significa elevarsi. Lo scopo della vita è distaccarsi dal corpo materiale. Questa è civiltà. Altrimenti, non c’è civiltà, c’è una vita da animali.
Il Livello dell’Amore per Krsna

Il Movimento per la Coscienza di Krsna costituisce un tentativo di portare la società umana a un livello di civiltà appropriato.
È un Movimento fondato su basi scientifiche. Con un processo graduale porta la persona al livello di vasudeva pritih, l’amore per Vasudeva o Krsna. Questo amore è la bhakti. Pritih significa amore per Krsna. “Civiltà” significa portare una persona al livello dell’amore per Krsna.
Se si ama intensamente una persona, l’amante o l’amato è tutto per noi. Questo è amore, come quello della madre per il suo bambino. La madre è sempre ansiosa di prendersene cura e tutta la sua attenzione è dedicata a lui.
Questi sono degli esempi, non sono vero amore, ma un suo riflesso deformato. Questo genere di amore non dura per sempre, tuttavia la natura t’impone di amare così il tuo bambino, tuo marito, tua moglie, la nazione, la società. Si può dimostrare l’amore a diversi livelli. Quando la dimostrazione d’amore è concentrata su Vasudeva, Krsna, questa è la più alta perfezione della vita.
Abbiamo una tendenza naturale ad amare, ma non conoscendo Vasudeva, Krsna, non sappiamo dove collocare il nostro amore. Se dirigiamo la nostra tendenza ad amare verso Krsna, Vasudeva, allora questa tendenza genera frutti di perfezione. Questo è desiderabile. Perciò è detto:

dharmah svanusthitah pumsam
visvaksena-kathasu yah
notpadayed yadi ratim
srama eva hi kevalam

“Le occupazioni che ogni uomo svolge secondo la propria posizione sono sforzi inutili se non suscitano attrazione per il messaggio del Signore Supremo.”
(Srimad-Bhagavatam 1.2.8)

vasudeve bhagavati
bhakti-yogah prayojitah
janayaty asu vairagyam
jnanam ca yad ahaitukam

“Chi serve il Signore Supremo, Sri Krsna, con amore e devozione, acquisisce subito, per la Sua grazia, la conoscenza e il distacco.” (Srimad-Bhagavatam 1.2.7) Solo con il bhakti-yoga e con nessun altro metodo possiamo indirizzare perfettamente la nostra tendenza ad amare verso Vasudeva. Ci sono vari metodi yoga – karma-yoga, jnana-yoga, dhyana-yoga. Il vero yoga significa amare Vasudeva, Bhagavan. Perciò Bhagavan, il Signore Supremo, nella Bhagavad-gita (6.47) afferma:

yoginam api sarvesam
mad-gatenantar-atmana
sraddhavan bhajate yo mam
sa me yuktatamo matah

“E tra tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me, pensa a Me e Mi offre il suo servizio con amore e devozione è il più intimamente unito a Me nello yoga ed è il più elevato di tutti. Questa è la Mia opinione.”
In tutti gli altri metodi dello yoga ci sono piccole tracce di vasudeva-bhakti, che però non sono pura bhakti e pertanto non danno frutti immediati. Per avere risultati ci sarà bisogno di un tempo lunghissimo. Nella Bhagavad-gita (7.19) Sri Krsna dice:

bahunam janmanam ante
jnanavan mam prapadyate
vasudevah sarvam iti
sa mahatma su-durlabhah

“Dopo molte nascite e morti chi è situato nella vera conoscenza si sottomette a Me sapendo che Io sono la causa di tutte le cause e sono tutto ciò che esiste. Un’anima così grande è molto rara.” Se lo yoga non è puro bhakti-yoga, per avere successo sarà necessario un tempo lunghissimo. Bahunam janmanam ante significa “dopo molte nascite”.
Per coloro che sono progrediti nella vita spirituale c’è ogni possibilità di nascere in una forma umana nella prossima vita, ma coloro che sono dominati dall’ignoranza non sanno quale sarà la loro prossima nascita. Ci sarà un cambiamento di corpo – questo è certo – ma coloro che sono collocati nel sattva-guna sono certi di rinascere nella società umana. Perciò anche se, in un modo o nell’altro, non avrete successo in questa vita, nella vostra prossima avrete un’altra possibilità nella forma umana. Sri Krsna afferma che rinascerete in un’ottima famiglia di puri brahmana o in una famiglia Vaisnava, una famiglia composta da devoti del Signore. Nascere in una famiglia Vaisnava è meglio che nascere in una famiglia di brahmana.


Figli Fortunati

Poiché i bambini della nostra Associazione Hare Krsna nascono in famiglie Vaisnava, praticano il bhakti-yoga fin dalla nascita. Come i loro genitori, anch’essi suonano i karatala [cembali], cantano, danzano, offrono omaggi al Signore e si assorbono nell’atmosfera del tempio. Non pensate che questa sia un’opportunità di poco valore. È un’opportunità molto preziosa. Fin dall’inizio della vita ricevono l’impronta del bhakti-yoga. Le loro attività spirituali non sono vane.
Anche se un bambino suona le karatala imitando gli adulti, in realtà non è un’imitazione. Gli viene data un’opportunità per la sua vita spirituale. Nella vita precedente era un Vaisnava che in qualche modo non è riuscito a rendere perfetta la propria vita. Perciò gli viene data un’altra opportunità. Per questo egli tende spontaneamente a suonare le karatala, a offrire fiori al Signore, a offrire omaggi. Questi bambini traggono piacere da queste attività a causa della loro vita precedente e dello yoga che hanno praticato. Il loro bhakti-yoga non era stato eseguito perfettamente, perciò in un modo o nell’altro fin dall’inizio della vita ottengono la possibilità di continuare. Naturalmente se una persona non ottiene quest’opportunità fin dall’inizio della vita può anche cominciare la pratica in un momento qualsiasi.
Lo scopo ultimo è Vasudeva. Questo è il traguardo finale. Dovete arrivare a questo livello – vasudeva sarvam iti: avere la piena, ferma convinzione che “Vasudeva è la mia vita, Vasudeva è tutto e Krsna è la mia vita.”


Vrndavana: il Livello Più Elevato

La perfezione più alta si manifesta nell’atmosfera di Vrndavana e particolarmente nelle gopi, le amiche di Krsna. Tutti, a Vrndavana, perfino gli alberi e le piante, perfino i granelli di sabbia, sono attaccati a Krsna. Questa è la natura di Vrndavana. Per noi non è possibile raggiungere immediatamente il livello più elevato di attaccamento a Krsna che gli abitanti di Vrndavana manifestano, tuttavia, ovunque siamo, se pratichiamo il bhakti-yoga, possiamo progredire verso questo livello.
Stiamo promuovendo l’amore per Krsna e i nostri sforzi hanno successo. Le persone s’impegnano nelle pratiche del bhakti-yoga. Le persone prive di qualificazione spirituale si rivolgono a Vasudeva e il loro amore per Krsna cresce.
È naturale. Nella Caitanya-caritamrta (Madhya 22.107) è detto:

nitya-siddha krsna-prema ‘sadhya’
kabhu naya
sravanadi-suddha-citte karaye
udaya

“Il puro amore per Krsna è stabilito eternamente nel cuore degli esseri individuali. Non è qualcosa che si deve ottenere da una fonte esterna. Quando il cuore si purifica con l’ascolto e col canto, l’essere individuale si risveglia naturalmente.”
Siamo eterni e non veniamo distrutti quando il corpo è distrutto. Continuiamo ad esistere. Nello stesso modo la nostra devozione per Krsna continua. Essa è semplicemente coperta. Come afferma il verso di oggi, avidyayatmany updhiyamane: l’essere vivente è coperto da avidya, l’ignoranza. Dimentichiamo Krsna; questa è ignoranza. Ma non appena ci attacchiamo anima e corpo a Krsna questa è vidya, la conoscenza che elimina la copertura dell’ignoranza.
Tutti possono molto facilmente attaccarsi anima e corpo a Krsna. Nella Bhagavad-gita (18.66) Krsna afferma:

sarva-dharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aham tvam sarva-papebhyo
moksayisyami ma sucah

“Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato, non temere.” Perché Krsna ci dice di lasciare ogni forma di religione? Perché qualsiasi altro sistema cosiddetto religioso – qualsiasi sistema religioso che non sia la resa a Krsna – è avidya e il suo effetto è di mantenere le persone nell’ignoranza, nella condizione dove non c’è illuminazione. L’ingiunzione vedica è tamasi ma jyotir gamah: “Non restate nelle tenebre dell’ignoranza; andate verso la luce.”
Jyotih, la luce, significa amare Krsna e gli scambi d’amore di Krsna costituiscono il mondo spirituale: jyotirmaya-dhama, la dimora che risplende di luce propria.
In essa non c’è oscurità, proprio come sul sole non esiste oscurità. Possiamo constatare che sul pianeta sole non c’è oscurità. Tutto è avvolto in una radiosità risplendente. Similmente, nel mondo spirituale non c’è ignoranza. Tutti sono suddha-sattva – non solo sattva-guna, l’influenza della virtù, ma suddha-sattva, virtù pura. Qui nel mondo materiale ci sono tre influenze: sattva-guna, rajo-guna e tamo-guna. Nessuna di queste influenze è pura. C’è sempre una mescolanza ed è per questa mescolanza che abbiamo così tante varietà. Noi però dobbiamo arrivare alla piattaforma del sattva-guna.


Ascoltate e Cantate Sempre

Il metodo migliore per arrivare a questo livello è ascoltare con regolarità lo Srimad-Bhagavatam. Per questo insistiamo: “Ascoltate sempre, leggete sempre.” “Ascoltate” significa che qualcuno canta o che tu stesso canti e ascolti oppure che uno dei tuoi compagni canta e tu ascolti o che egli ascolta e tu canti. Questa pratica deve essere costante. Non dovete parlare di sciocchezze o fare chiacchiere inutili. Dovete solo ascoltare e cantare. Dovreste pensare: “Sì, dedicherò questa vita ad accrescere il mio amore per Vasudeva.” Se siete determinati, potete riuscirci. Non ci sono ostacoli e se lo fate potete arrivare ad un amore completo per Vasudeva. Allora non ci sarà il rischio di prendere un altro corpo materiale.
Nella Bhagavad-gita (4.9) Sri Krsna dice:

janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so ’rjuna

“Colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività, o Arjuna, non dovrà più nascere in questo mondo materiale quando avrà lasciato il corpo, ma raggiungerà la Mia eterna dimora.” Se non comprendete Krsna, se non fate crescere il vostro amore naturale per Krsna, allora come afferma il verso di oggi, na mucyate deha-yogena tavat: non avrete la possibilità di liberarvi. Nella vostra prossima vita potete nascere in una famiglia molto ricca o in una famiglia di brahmana, ma non c’è vero sollievo. Potete cadere di nuovo.
Questi americani sono nati in famiglie ricche, in una nazione ricca, ma si degradano diventando hippy, Perciò c’è questo rischio. Non c’è garanzia che nascere in una famiglia ricca o in una famiglia di brahmana assicuri la liberazione.” Questa garanzia non c’è.
Maya, l’illusione, è molto forte e il suo unico scopo è di trascinarci in basso. Sono molte le influenze negative. Sebbene gli americani siano nati in un Paese dove non c’è miseria, non c’è povertà, i loro capi sono dei mascalzoni che hanno organizzato il consumo della carne, il sesso illecito, l’uso d’intossicanti e il gioco d’azzardo. Ovunque ci sono pubblicità che mostrano donne nude, liquori e sigarette. Queste cose li porteranno di nuovo in basso, li porteranno verso l’inferno.
Non sanno che questa pericolosa civiltà li sta spingendo verso il basso. Perciò a volte qualche anziano più saggio viene da me a ringraziarmi: “Swamiji, è stata una grande fortuna che tu sia venuto nel nostro Paese.” Essi ne riconoscono il beneficio. È un fatto reale che questo Movimento per la Coscienza di Krsna sia una grande fortuna e in particolare per i Paesi occidentali.
Perciò coloro che vi aderiscono, lo fanno con grande serietà. Fate crescere il vostro amore per Krsna. Le persone non conoscono il vero problema della vita. Il vero problema della vita è deha-yoga: noi che siamo anime abbiamo accettato un corpo che ci è estraneo, ma questi capi mascalzoni in Europa e in America hanno affermato che non ci sarà una nuova nascita perché, se ammettono che c’è vita dopo la morte, sarà orribile per loro. Per questa ragione hanno eliminato la questione: “No, non si rinasce.” I cosiddetti grandi professori, i saggi eruditi dicono stupidamente: “Swamiji, con la fine di questo corpo finisce tutto.” Questa è la loro conclusione.
Questa civiltà è molto pericolosa, molto, molto pericolosa. Perciò almeno voi che avete accettato la coscienza di Krsna dovete essere molto, molto cauti rispetto a questa civiltà così pericolosa. Le persone soffrono. Aderite al Movimento per la Coscienza di Krsna e siate felici e perfetti.
Vi ringrazio moltissimo.


CALENDARIO


Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.


1 Gennaio – 29 Gennaio
(Mese di Madhava)

GENNAIO

4 — Anniversario dell'apparizione di Srila Gopala Bhatta Gosvami,
uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
5 — Anniversario della scomparsa di Srila Jayadeva Gosvami, grande maestro spirituale e autore della Gita-govinda.
11 — Paksavardhini Maha-Dvadasi Digiuno di cereali e legumi per Sat-tila Ekadasi
(Rompere il digiuno 7:47-10:51)
20 — Anniversario dell'apparizione di Srila Raghunatha Dasa Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Anniversario della scomparsa di Srila Visvanatha Cakravarti Thakura, maestro spirituale Vaisnava e autore apparso nel diciassettesimo secolo. Anniversario dell'apparizione di Srimati Visnupriya Devi, la consorte di Sri Caitanya.
22 — Anniversario dell'apparizione di Sri Advaita Acarya, incarnazione dell'espansione di Krsna, Maha-Visnu, e intimo compagno di Sri Caitanya. Digiuno fino a mezzogiorno.
24 —Anniversario della scomparsa di Sripada Madhvacarya, filosofo e maestro spirituale Vaisnava apparso nel tredicesimo secolo.
25 — Anniversario della scomparsa di Srila Ramanujacarya, filosofo e maestro spirituale dell'undicesimo secolo.
26 — Bhaimi Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Digiuno fino a mezzogiorno. La festa di prasada si osserva domani.
(Rompere il digiuno 7:37-10:51)
27 — Anniversario dell'apparizione di Varaha, l'incarnazione-cinghiale di Krsna.
28 — Anniversario dell'apparizione di Sri Nityananda Prabhu, intimo compagno di Sri Caitanya Mahaprabhu e incarnazione del fratello maggiore di Sri Krsna, Balarama. Digiuno fino a mezzogiorno.
30 — Anniversario dell'apparizione di Srila Narottama Dasa Thakura, maestro spirituale nella linea di successione di Sri Caitanya che compose molti canti devozionali in lingua bengalese.
30 Gennaio – 28 Febbraio
(Mese di Govinda)
FEBBRAIO
3 — Anniversario dell'apparizione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il maestro spirituale di Srila A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, acarya-fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Digiuno fino a mezzogiorno seguito da una festa di prasada. Inoltre, anniversario della scomparsa di Sripada Gour Govinda Swami, guru della ISKCON.
10 — Vijaya Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi. Anniversario della scomparsa di Srila Isvara Puri, il maestro spirituale di Sri Caitanya.
(Rompere il digiuno 7:21-10:46)
12 — Sri Siva Ratri, giorno in onore di Siva.
14 — Anniversario della scomparsa di Srila Jagannatha Dasa Babaji, il grande devoto nella linea di Sri Caitanya che confermò la scoperta del luogo di nascita di Sri Caitanya da parte di Srila Bhaktivinoda Thakura.

25 — Amalaki-vrata Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi
(Rompere il digiuno 6:57-10:37)
26 — Anniversario della scomparsa di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale del maestro spirituale di Sri Caitanya.
28 — Sri Gaura Purnima, anniversario dell'apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu, Krsna stesso del ruolo del Suo devoto. Digiuno fino al sorgere della luna, seguito da un rompi-digiuno di prasada di Ekadasi (senza cereali e legumi). La festa di prasada si osserva domani.
1 Marzo – 29 Marzo
(Mese di Visnu)
MARZO
7 — Anniversario dell'apparizione di Srila Srivasa Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
11 — Papamocani Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi
(Rompere il digiuno 6:33 - 10:27)
20 — Anniversario dell'apparizione di Srila Ramanujacarya, filosofo e maestro spirituale Vaisnava apparso nell'undicesimo secolo.
24 — Sri Rama Navami, anniversario dell'apparizione di Sri Ramacandra. Digiuno fino al tramonto, seguito da una festa di prasada.
26 — Kamada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6:06 -10:15)


Creare una Cultura del CANTO PURO
di Arcana Siddhi Devi Dasi
Foto (eccetto la foto a sinistra)
di Madana Gopala Dasa

NEL 1974 DUE MIEI compagni di università scomparvero improvvisamente dalla cerchia dei miei amici. Non li incontravo più alla “caffetteria” dove spesso sedevamo insieme a parlare del significato della nostra vita. Un paio di mesi dopo uno di loro apparve nella mia stanza. Aveva lasciato gli studi e pensava di trasferirsi in un asrama Hare Krsna. Mi portò due doni che in quel momento non ero in grado di apprezzare. Uno era un’edizione integrale Macmillan della Bhagavad-gita così com’è con copertina morbida e l’altro era una corona di grani di legno per cantare.
Sebbene non fossi interessata, cercavo di essere amichevole e così lasciai che m’insegnasse come cantare un giro – pronunciando il maha-mantra Hare Krsna su ciascuno dei 108 grani.
Il mio amico non mi spiegò il significato del mantra, ma disse che mi avrebbe aiutato a provare una pace interiore.
Poiché la mia mente era agitata da una costante ansietà decisi di provare a cantare sui grani.
Appena se ne fu andato mi sedetti sul nudo pavimento di piastrelle della mia stanza. Chiudendo gli occhi in attesa di entrare in uno stato di serenità, cominciai a cantare il mantra. A metà circa della corona mi sentii annoiata e la mia mente si distrasse. Quelle parole che sentivo estranee mi sembravano vuote di significato.
Dopo aver diligentemente finito un giro, riposi la corona e la Bhagavad-gita in un baule contenente oggetti personali di varia natura, dove rimasero per due anni finché qualcosa si risvegliò nel mio cuore – sentivo un forte bisogno di risposte alle mie domande esistenziali. Insoddisfatta delle risposte ricevute da persone che avevano un ruolo importante nella mia vita, sentii un’attrazione spontanea per la corona e la Bhagavad-gita conservate nel mio baule. Ora percepivo il significato sacro del libro e della corona. Mi avvicinai ad essi con la curiosità di un bambino e il profondo rispetto di un discepolo per il suo guru.
Dopo poche settimane mi trovai a vivere in un asrama Hare Krsna dove cantavo sedici giri al giorno come Prabhupada aveva indicato ai suoi discepoli. Ora il mantra aveva significato e vita. Sebbene mi dovessi sforzare per rimanere attenta, Krsna mi offrì alcune dolci esperienze – alcune gocce di nettare perché proseguissi. Soffrivo e il canto mi dava sollievo. Confidavo nella potenza del santo nome e cantavo diligentemente il numero prescritto di giri.
Il canto mi ha sempre sostenuta e mi piace cantare. Perciò, quando sentii parlare di un ritiro dedicato al japa (il canto sui grani), non sentii la necessità di parteciparvi. Negli ultimi trent’anni avevo fatto un lento ma costante progresso e pensavo che partecipare a un ritiro di cinque giorni per il canto sul japa non mi sarebbe stato utile. Krsna però conosce esattamente quello di cui ho bisogno per fare avanzamento spirituale in ogni momento della mia vita ed è abile ad organizzare le cose. Perciò, nonostante le mie riserve, Krsna dispose le cose in modo tale che ci andassi.

Un Segno Incoraggiante

Nell’aprile del 2008 ho partecipato ad un ritiro di japa organizzato dalla Bhagavat Life a Menla nello Stato di New York. Viaggiai in aereo dal North Carolina con due amiche devote. Fui l’ultima persona a salire a bordo e mi fu assegnato un posto vicino ad un giovane. Potrei dire che egli rimase deluso di non poter disporre di entrambi i posti. Ruppi il ghiaccio riconoscendo scherzosamente il suo disappunto. Parlammo dei suoi progetti di viaggio ed io gli parlai del ritiro a cui stavo andando. Sembrava interessato al concetto del japa e verso la fine del volo gli mostrai come cantare sui grani; inoltre mangiò un samosa che la mia amica aveva preparato per il volo. Prese il mio indirizzo email insieme a quello di Krishna.com. L’incontro con questo giovane dette tono al mio viaggio – una ricerca spirituale per approfondire la mia relazione con Krsna attraverso i santi nomi. Mi sentivo incoraggiata pensando che mi attendeva qualcosa di inaspettato per la mia vita spirituale.
Appena arrivata al centro dove si doveva svolgere il ritiro avvertii un importante cambiamento della mia energia. Tutte le tensioni dovute a problemi materiali scomparvero dalla mia mente e dal mio corpo e per la prima volta in molti anni mi resi conto di essere libera da ogni responsabilità estranea alla mia ricerca interiore. Il mio cuore e la mia mente si aprirono pronte a ricevere le istruzioni delle guide del nostro pellegrinaggio: Sacinandana Swami, Mahatma Dasa e molti altri devoti ispiranti.
I cento partecipanti crearono un’atmosfera potente con il loro intento comune: migliorare la qualità del loro canto per progredire nella vita spirituale. Il sentimento devozionale con cui fui accolta e sostenuta mi fece sentire protetta a livello emotivo e spirituale. Sembrava che avessimo lasciato il nostro bagaglio emotivo fuori del centro di ritiro per entrare fiduciosi con aspettative e speranze di rinnovamento spirituale, di chiarezza e di scoperta.
Sacinandana Swami c’insegnò l’importanza di creare uno spazio sacro all’interno e all’esterno di noi e ci dette delle utili istruzioni sul meccanismo del canto, che riguardavano la posizione, il volume della voce, l’ascolto, la pronuncia e il contatto delle dita con i grani. Mi accorsi che l’applicazione dei suoi suggerimenti aiutava in modo significativo la mia attenzione e la mia concentrazione.
Scoprii lo spazio sacro interno liberando il mio cuore dalle preoccupazioni e dai desideri materiali. Mi resi conto che molto spesso il mio canto, come il mormorio di un harmonium, diventava lo sfondo del chiacchierio della mia mente. In questo ambiente sacro la mia mente si sentiva serena e soddisfatta e pronta a cooperare con la mia aspirazione spirituale di collegarmi più profondamente con il santo nome.


Un’Esperienza che Trasforma

La mattina del secondo giorno del ritiro ebbi un’esperienza che mi trasformò. Durante il tempo del japa sedevo insieme ai devoti e alla sacra pianta di Tulasi davanti al nostro altare sul quale c’erano le Divinità di Gaura-Nitai e di Radha-Krsna. Fissai la mente sullo stendardo che pendeva dietro di Loro, su cui era scritto il mantra Hare Krsna. Il santo nome entrò nello spazio sacro del mio cuore e vi rimase – mantra dopo mantra – senza andarsene. La mia mente rimase serena e tranquilla; non c’era contrasto per mantenere la presenza del nome. Cantai per due ore senza sforzo con la mente concentrata e completamente soddisfatta nell’ascoltare e nel sentire i nomi.
Mi sentivo molto grata comprendendo di essere entrata in una nuova dimensione del canto – cosa che mi sforzavo di ottenere da molti anni. A volte ci chiudiamo nei nostri schemi mentali e pensiamo di non poter fare meglio. Questo fa venire in mente che per molti anni nessuno riesce a superare il record per la corsa dei mille e cinquecento metri, ma quando qualcuno finalmente lo supera anche molti altri lo fanno. Perché? Le persone modificano le convinzioni che limitano il loro pensiero su ciò che è possibile.
Possiamo avere convinzioni che ci limitano in merito a ciò che è possibile per noi in tema di avanzamento nelle nostre vite spirituali, ma possiamo acquistare fiducia dalle nostre frequentazioni. Se vediamo i progressi degli altri, ci convinciamo che anche per noi è possibile progredire. Questa è la ragione per cui la compagnia dei Vaisnava avanzati è così decisiva. Altrimenti possiamo scoraggiarci e non impegnarci più nello sforzo richiesto per progredire. Naturalmente lo sforzo è solo una parte dell’equazione. Con il nostro sforzo attraiamo la simpatia del guru e di Krsna e con la loro misericordia possiamo progredire. Senza di essa tutti i nostri sforzi saranno vani.


Riflessioni sull’Umiltà

Speravo e pregavo di poter accedere a quel luogo sacro quando avrei cantato di nuovo. Il giorno successivo fu dedicato ad osservare un voto di silenzio e a cantare sessantaquattro giri. Ero stanca, non mi sentivo molto bene e questo mi appariva come un ostacolo, ma fui aiutata da una meditazione più intensa sull’umiltà e sul canto. Mi ricordai delle mie esperienze nella distribuzione dei libri di Prabhupada negli aeroporti durante i primi anni della mia vita devozionale. Quel servizio era difficile per me, ma sapevo quanto fosse gradito a Srila Prabhupada e purificante per la mia coscienza.
Quando spesso avevo la sensazione di essere inadatta al mio servizio, pregavo con intensità il Signore di potenziarmi e qualche volta venivo esaudita. Come per magia, le persone si fermavano nel loro percorso ed io riuscivo a convincerle a prendere un libro o a fare una donazione. Inevitabilmente cominciai a pensare che ero io e non Krsna a farlo accadere. Appena questa coscienza prendeva il sopravvento nel mio cuore, Krsna mi toglieva la potenza o l’abilità assieme a qualunque gusto spirituale mi aveva dato. L’orgoglio è un nemico formidabile della nostra vita spirituale e l’umiltà è l’ingresso per entrare nel mondo spirituale.
Nel secondo verso delle preghiere del Suo Siksastaka Sri Caitanya ci dice che Krsna ha investito tutte le Sue potenze nel santo nome e che non ci sono neanche regole molto difficili o rigide per cantare. Dopo questo preludio incoraggiante però, Egli completa il verso dicendo: “Io sono così sfortunato che non provo alcun gusto nel cantare questi nomi.” Questa è la nostra situazione – non proviamo alcun gusto. Nel verso successivo Sri Caitanya offre una soluzione: sviluppando umiltà e tolleranza, e onorando gli altri senza aspettarci nessun omaggio in cambio, sarà possibile per noi cantare incessantemente i nomi del Signore.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura afferma che l’assenza del desiderio di piacere è il primo fondamento dell’umiltà. Questo significa comprendere che siamo fatti per servire e non per sfruttare. Quando abbiamo una coscienza materiale pensiamo che il mondo sia fatto per il nostro piacere e crediamo di agire indipendentemente dal controllore supremo. In questo stato di coscienza le nostre attività e la nostra vita occupano il posto centrale nel nostro cuore mentre Krsna viene relegato dietro le quinte, ma quando sviluppiamo l’umiltà consentiamo con piacere a Krsna, nella forma del santo nome, di occupare il posto centrale del nostro cuore.
Il giorno in cui cantammo sessantaquattro giri, la misericordia si manifestò nella forma di queste riflessioni sull’umiltà. Krsna è attratto da un cuore umile e non da un cuore pieno d’orgoglio. Sospendere i pensieri delle nostre vicende quotidiane mentre cantiamo è una difficoltà, ma è necessario farlo. Quanto più riusciamo a semplificare la nostra vita facendo di Krsna il centro delle nostre attività, tanto più facile è mettere da parte i nostri progetti e le nostre preoccupazioni mentre cantiamo. Krsna Si rivelerà sempre di più e noi vedremo che Egli è Colui che ci mantiene e ci protegge.


Una Cultura per Cantare il Japa con Serietà

Sebbene in questi ritiri non tutti sperimentino delle rivelazioni, la mia esperienza positiva non fu l’unica. Molti partecipanti, indipendentemente dal loro livello spirituale, si sentirono spinti verso il livello successivo della loro pratica. Anche quelli che non avevano ottenuto un cambiamento significativo nella loro pratica del japa nutrivano la speranza che, grazie agli strumenti che avevano ricevuto, col tempo avrebbero sperimentato una relazione più profonda con il santo nome.
È incoraggiante vedere devoti che s’impegnano con grande serietà nel japa. Questi ritiri creano un’educazione in cui il canto viene enfatizzato dandogli un’assoluta priorità. Non tutti devono frequentare un ritiro per progredire nel loro canto, ma per molti devoti questa esperienza è stata estremamente preziosa.
I devoti che in questo momento della loro vita non trovano praticabile programmare un ritiro, possono fare varie cose per rafforzare le loro pratiche. La prima e la più importante è cercare la compagnia di quei devoti che hanno il gusto del canto. Prabhupada ha ripetutamente enfatizzato l’importanza della compagnia – se desideriamo diventare esperti in qualcosa, dobbiamo trovare persone che lo sono già.
Back to Godhead spesso contiene la pubblicità di una conferenza telefonica del sabato mattina gratuita dedicata al japa. Dopo l’introduzione di un devoto esperto, gli ascoltatori possono porre domande su come migliorare il japa.
Ci sono anche alcuni libri molto validi sulla scienza del canto del japa. Ne ho due che vorrei raccomandare: L’Arte di Cantare Hare Krsna: Tecniche di Meditazione sul Japa di Mahanidhi Swami e L’Oceano di Nettare del Santo Nome di Sacinandana Swami. Sono sicura che ci siano anche altri libri su questo argomento che potrebbero essere utili. È importante anche recitare versi che glorificano il santo nome. Questo ci aiuta a ricordare l’importanza di cantare con tutta la nostra attenzione e concentrazione.
Sri Caitanya è apparso circa cinquecento anni fa portando con Sé il dono incomparabile del santo nome. Più di quarant’anni fa il nostro amato maestro spirituale Srila Prabhupada ha distribuito questo impareggiabile dono al mondo occidentale. Oggi devoti come Sacinandana Swami e il gruppo Bhagavat Life si sono uniti per aiutarci ad accedere ai tesori dei santi nomi del Signore. Ispirandosi a questo modello, altri devoti, compreso Romapada Swami e alcuni gruppi di giovani dell’ISKCON, offrono esperienze analoghe.
Dopo il mio ritiro di japa, ne ho frequentati altri e mi sono impegnata come conduttrice. Krsna a volte mi permette di entrare in quella nuova dimensione del canto che scoprii al primo ritiro. Ho scoperto che un canto concentrato e molto attento porta beneficio a tutte le mie altre attività. Riesco ad essere più presente a me stessa e più in armonia con il mio ambiente, e a sentire più acutamente di prima la presenza di Krsna. Questo è l’incomparabile dono che ho ricevuto partecipando al mio primo ritiro di japa e a quelli successivi.

Arcana Siddhi Devi Dasi fu iniziata da Prabhupada nel 1976. Vive con suo marito e suo figlio a Sandy Ridge nel North Carolina, dove lavora come terapeuta di famiglia.


L’AYURVEDA
E la Scienza delle Relazioni Spirituali

Alcuni aspetti di questo antico sistema di medicina servono come appropriata metafora per le varie relazioni che l’anima può avere con Krsna
di Satyaraja Dasa


SEBBENE la coscienza di Krsna tratti principalmente della relazione dell’anima con Dio, noi devoti riconosciamo il ruolo del corpo nelle nostre attività spirituali quotidiane e comprendiamo che un’opportuna cura del corpo è fondamentale per la ricerca spirituale. Dopo tutto, se una persona non si prende cura in modo opportuno del corpo – il veicolo dell’anima – anche compiere semplici pratiche spirituali risulta sempre più difficile. Questo non vuol dire che se non siamo in buona salute sia impossibile cantare, pregare e via dicendo, ma avere un corpo e una mente sani costituisce un chiaro vantaggio. Infatti, questa è una delle ragioni per cui i saggi dell’antica India praticavano lo yoga – per potenziare le loro condizioni psico-fisiche. Usavano il loro corpo in buona salute per la ricerca spirituale.
L’Ayurveda, l’antico sistema vedico di cure olistiche, fu concepito e sviluppato con in mente una strategia di questo tipo. Il suo scopo è consentirci di funzionare al massimo livello cosicché possiamo usare il corpo che Dio ci ha dato nel divino servizio al Signore.
Richiamerò qui brevemente alcuni principi fondamentali dell’Ayurveda. Poi illustrerò come alcuni di essi possano servire da metafora per gli aspetti spirituali più elevati del Vaisnavismo Gaudiya, il Movimento Hare Krsna.
Quando Srila Prabhupada accettava i principi salutari dell’Ayurveda diceva: “L’Ayurveda-sastra raccomanda, ausadhi cintayet visnum: ‘Anche prendendo una medicina si deve ricordare Visnu [Krsna],’ perché la medicina non è tutto – ed è Sri Visnu il vero protettore.” Perciò, dal nostro punto di vista, l’Ayurveda è una forma importante di medicina olistica, ma per noi è soltanto il nostro rifugio secondario. Noi dipendiamo innanzitutto e soprattutto da Dio.

Che Cosa è l’Ayurveda?

L’Ayurveda è forse il più antico sistema di cure naturali del mondo, che precede addirittura la medicina cinese. Il nome Ayurveda deriva dal sanscrito (Veda = conoscenza; ayu = vita) e viene spesso tradotto come “la conoscenza della vita”. Io però suggerirei che “la conoscenza della longevità” coglie più esattamente il suo intento. I saggi dell’antica India erano attenti a distinguere la vita, un avvenimento spirituale, dalla longevità, una parola che si riferisce ad un appropriato mantenimento del corpo. Questa distinzione tra il corpo e il sé è fondamentale nel pensiero Vaisnava.
Poiché la morte e le malattie rappresentano una sfida continua per tutti gli esseri, imprigionati come siamo in corpi materiali, cerchiamo metodi pratici ed efficaci per la salute del corpo. I ricercatori spirituali desiderano mantenere e prendersi cura dei loro corpi in modo da non compromettere o infrangere le loro pratiche spirituali. Ottenere questi due risultati tra loro dipendenti è lo scopo dell’Ayurveda; questo lo rende superiore a una comune scienza medica. L’Ayurveda non solo mette in evidenza le interazioni tra corpo e mente più importanti per la salute ma prescrive regole per realizzare la relazione tra queste due e lo spirito eterno che è dentro ciascuno di noi. Essa è perciò totalmente olistica.
Mentre la scienza dell’Ayurveda fu messa circa cinquanta secoli fa, in forma scritta come parte della letteratura vedica, esiste una sua tradizione orale anche più antica. Coloro che attualmente praticano questa scienza fanno riferimento più ad enciclopedie medioevali – come la Carata Samhita e la Susruta Samhita (che prendono nome dai loro rispettivi autori) – che agli originali testi vedici. Tuttavia queste opere sono basate sulla conoscenza che si trova nei Veda e sviluppano dettagliatamente argomenti come la pediatria, l’ostetricia, la ginecologia, la medicina interna, l’otorinolaringoiatria e la chirurgia plastica. Gli scienziati moderni mostrano tuttavia un timoroso rispetto per la profondità e la chiarezza dell’informazione ayurvedica. È un mistero che un sistema così complesso sia stato concepito così tanto tempo fa.
La conoscenza della teoria dei tridosa è fondamentale per comprendere l’Ayurveda. I dosa sono forze dinamiche interne al corpo e alla mente. Ci sono tre dosa: vata, pitta e kapha. Vata controlla l’attività e il movimento; pitta il calore e l’energia e kapha la struttura e la densità. Inoltre vata, pitta e kapha sono rispettivamente collegati con l’aria, la bile e il muco. Queste tre forze interagiscono con i sette dhatu (tradotti di solito come “tessuti”) che sono: la linfa, il sangue, i muscoli, il grasso, le ossa, il midollo e il seme.
Le nostre attività quotidiane portano uno squilibrio tra i dosa e i dhatu che sono tra loro interdipendenti, provocando le malattie. Possiamo recuperare un opportuno equilibrio e conseguente-mente la salute soltanto prendendo in considerazione la dieta, il clima, le stagioni, le attività e la disciplina mentale. L’Ayurveda tratta questi argomenti in modo scientifico e dettagliato. I suoi metodi sono principalmente preventivi, ma il sistema comprende anche approcci efficaci al ringiovanimento e alla cura di malattie croniche.

L’Ayurveda e i Rasa

Secondo l’Ayurveda esistono sei tipi di gusto o rasa, ciascuno dei quali ha un proprio effetto sulla digestione. Un rasa può essere leggero o pesante, umido o asciutto. I gusti leggeri favoriscono la digestione, mentre quelli pesanti richiedono più energia al corpo per essere assimilati. I sei gusti sono: amaro, aspro, salato, pungente, astringente e dolce. Secondo l’Ayurveda è consigliabile inserire nella dieta di ogni persona cibi che contengano tutti e sei i rasa perché se opportunamente combinati producono una dieta equilibrata. L’eccessivo consumo di uno qualsiasi di essi può dare effetti nocivi.
Nella coscienza di Krsna il nostro concetto di Dio presenta un fenomeno simile. Noi diciamo che Dio è una persona, Krsna, e che Egli gusta non solo una o due ma tutti i tipi di relazione. Fondamentalmente sono cinque le categorie di relazione che possiamo avere con il Signore. Ci si può relazionare con Lui in un sentimento di neutralità, in un sentimento di servizio, di amicizia, di genitore e di amante. La più dolce di queste relazioni è chiamata madhurya (“dolce”): la relazione amorosa. Perciò come la dolcezza è uno dei rasa o gusti nell’Ayurveda, è anche uno dei rasa o delle relazioni che si possono avere con Krsna. La stessa parola – rasa – viene usata in questi due modi diversi. Tutti i rasa hanno un ruolo nell’Ayurveda. Nello stesso modo Krsna vuole di più della relazione amorosa, madhurya. Egli desidera diversi tipi di relazione, come noi desideriamo diversi tipi di relazione con Lui.
Il termine rasa significa “linfa”, “succo” o “essenza” e per estensione “aroma”, “piacere” e “gusto”, come nei testi dell’Ayurveda. Fu usato nelle prime Upanisad con il significato di “essenza” e qui fu associato alla realtà più elevata. La Taittiriya Upanisad, per esempio, afferma: “In verità essa (l’anima) è rasa e diventa gioiosa solo dopo aver ottenuto il rasa.”
La parola rasa fu usata in estetica e in drammaturgia, come nel Natya Sastra del leggendario saggio Bharata. All’interno di questo contesto il termine rasa è tradotto meglio con “sentimento drammatico” o “piacere estetico”. Bharata e altri, come Abhinavagupta, svilupparono questa idea di rasa in una scienza. Bharata affermava che le emozioni della vita quotidiana potrebbero essere ricreate da spettacoli sotto forma di dramma ed evocate nel pubblico.

I Rasa Spirituali

Nel sedicesimo secolo Rupa Gosvami, uno dei primi teologi della nostra tradizione Hare Krsna, sviluppò ancora di più la teoria dei rasa. Egli apprese l’essenza dell’idea dei rasa spirituali da Sri Caitanya, che non è altri che la forma combinata di Radha e Krsna. Rupa inoltre usò la terminologia dei primi teorici ed esteti del teatro per formulare con chiarezza la teoria del rasa spirituale per le persone di oggi. In altre parole egli spiritualizzò un concetto già esistente di scambi interpersonali: usò la terminologia della rappresentazione teatrale per applicarla al dramma fondamentale, la relazione di una persona con Dio. Sri Rupa spiegò che l’unica vera rappresentazione drammatica, l’unica che vale la pena di perseguire, è la nostra interazione con Krsna. A questo scopo elaborò la terminologia esistente relativa ai rasa modificandola o abbellendola quando lo riteneva necessario.
Sebbene Sri Rupa trattasse vari tipi di rasa spirituali, è importante comprendere che per lui il vero rasa deve essere radicato nell’amore per Krsna (krsna-rati). Prendendo atto dei diversi tipi di devoti e della molteplicità delle relazioni che si possono avere con Dio, ideò un metodo brillante per spiegare questi differenti tipi d’amore. Sebbene l’amore sia uno, scrive, lo si esperimenta in molte forme a causa dei diversi tipi di persone che lo provano. Coerentemente, egli divide i rasa in “primari” e “secondari”. Ci sono cinque rasa primari, ciascuno dei quali è una forma diretta di rati o amore per Krsna. Quelli secondari sono sette e corrispondono ai rasa classici della teoria del dramma.
Le cinque forme di rasa primari – la neutralità, lo spirito di servizio, l’amicizia, l’affetto parentale e la relazione amorosa – vengono presentati in ordine gerarchico, e l’ultimo, il rasa della relazione amorosa, è il più desiderabile. Il criterio del giudizio gerarchico qui usato è l’intensità dell’emozione e il fatto che ogni rasa più elevato contiene alcuni elementi di quelli che lo precedono. In definitiva però tutti i rasa sono uguali o assoluti nel senso che sono tutti spirituali. Krsna li gusta tutti, proprio come il corpo gusta tutti i sei sapori della medicina ayurvedica.
Guardiamo però più da vicino i rasa dal primo all’ultimo. Rupa Gosvami li spiega dettagliatamente nel suo libro Bhakti-rasamrta-sindhu, che Prabhupada ha riassunto nel Nettare della Devozione.
Cominciamo con i devoti neutrali o sereni (santa) che con il loro servizio a Dio hanno realizzato la serenità, la quale si manifesta grazie al loro amore per Lui.
Rupa descrivendo le loro esperienze emotive (bhava) le paragona alla gioia degli yogi, con l’eccezione che gli yogi cercano di realizzare il sé (atman), mentre l’oggetto di coloro che sono nel santa-rasa è il Signore (Bhagavan).
Il successivo rasa devozionale è sentirsi un servitore (prita-bhakti-rasa), e come scrive Rupa, è basato sull’amore pervaso da profondo rispetto. In questo rasa Krsna è visto come un superiore o un anziano che protegge e i devoti che partecipano a questo rasa si rapportano a Lui come servitori o come parenti più giovani. Poiché questo tipo di relazione trova il suo limite nel sentimento di deferenza verso il Signore, nella consapevolezza della Sua potenza e del Suo dominio, essa s’inchina ai successivi tipi d’amore più intimi.
Quello che segue è un tipo di amicizia o cameratismo (preyo-bhakti-rasa o sakhya-rasa) la cui caratteristica dominante è un senso d’uguaglianza. In questa relazione Krsna Si manifesta come l’amico del devoto. I devoti che sperimentano questo rasa non hanno limiti nella loro interazione con il Signore e godono di un’intima familiarità con Lui. Qui possiamo vedere una posizione più o meno uguale tra Krsna e il Suo devoto – naturalmente per volontà di Krsna. Di certo se Egli non lo consentisse questo non potrebbe realizzarsi, ma la Sua fiducia per questo tipo di devoti è così completa che Egli concede loro una posizione uguale alla Sua.
Dopo questa, Sri Rupa parla del devoto che gusta l’amore parentale (vatsalya-bhakti-rasa). Per queste persone Krsna Si mostra come un bambino che ha bisogno di nutrimento e di cure. In questo rasa il devoto è una persona più anziana che sente la necessità di proteggere il giovane Krsna, prendendosi cura di Lui con la dedizione di un protettore innamorato. Poiché qui Krsna è Colui che riceve gentilezza e protezione, la Sua maestosa potenza è celata e questo consente un’intimità più profonda. Nel mondo spirituale i genitori di Krsna, Devaki e Vasudeva e anche Yasoda e Nanda, sono considerati i prototipi più elevati di questo tipo di devoto. Il vatsalya-rasa, ci dice Rupa, ha una caratteristica che lo distingue dai tre rasa precedenti. In esso non ci si aspetta niente in cambio; esso non viene compromesso se è reciprocato. Rupa riconosce così l’assoluta mancanza di egoismo in questo tipo d’amore. Infatti, egli dice, il totale e ininterrotto senso di dare che caratterizza questo amore si trova attenuato anche nel mondo materiale: anche qui un genitore che ama veramente non chiede niente in cambio.
Il supremo rasa devozionale che conduce al tipo più elevato d’esperienza religiosa, è la relazione amorosa (madhurya-bhakti-rasa), che si basa sul sentimento di attaccamento amoroso. Questo sentimento è così importante – e così complesso è questo aspetto della scienza devozionale – che Rupa ritenne opportuno scrivere un libro a parte, (Ujjivala-nilamani), completamente dedicato ad esso. Krsna è l’amante supremo, una relazione con Dio che è soltanto accennata nella mistica cristiana e in altre importanti tradizioni del mondo. Rupa indica questo come la punta più elevata della perfezione spirituale senza alcuna traccia di lussuria, che è la sua controparte materiale. Egli descrive le gopi di Vraja, le amiche di Krsna, come le più elevate tra tutti i devoti, perché incarnano pienamente questo madhurya-rasa. Sri Radha, figlia del re Vrsabhanu, viene descritta come colei che ha più successo tra le gopi, proprio come il Suo nome suggerisce. Esso significa: “Colei che dà il massimo piacere a Krsna.” In verità il Loro amore è così intimo che Radha fa parte del Suo Sé. La caratteristica che distingue il madhurya-rasa è che esso non viene meno in nessuna circostanza. È completamente disinteressato, anche più dell’amore praticamente perfetto che i genitori hanno per quelli che da loro dipendono per le proprie necessità. Dall’opera di Rupa risulta chiaro che questo rasa contiene la forza di tutte le altre forme d’amore e questo ne fa il rasa per eccellenza.
Se consideriamo i sette rasa secondari, di cui ora non parlerò, possiamo vedere che Rupa Gosvami ha dato al mondo un sistema teologico che comprende tutte le possibili relazioni con Dio.

La Cura Suprema

Ritornando alla presentazione dell’Ayurveda, sento l’obbligo di ripetere che i devoti di Krsna hanno una relazione più grande con l’anima che con il corpo. Quando per la cura del nostro corpo accettiamo i principi ayurvedici, ci rivolgiamo alla Bhagavad-gita e allo Srimad-Bhagavatam – e agli insegnamenti di Rupa Gosvami e delle altre grandi autorità Vaisnava – come nostre guide spirituali.
Usando i principi ayurvedici come punto di partenza ho introdotto alcune idee sul pensiero Vaisnava e sulla sua importanza per il benessere spirituale. Spero di aver aggiunto qualcosa alla comprensione dell’Ayurveda nel suo originale contesto spirituale per i lettori moderni. Questo sarebbe di per sé supremamente benefico per voi e per me.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è un collaboratore associato di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e vive vicino a New York City.


Maniaci dello Shopping
di Caitanya Carana Dasa

L’AVIDITÀ PER cose non necessarie e troppo costose ha generato una particolare specie di esseri umani, il cui numero aumenta rapidamente, definiti maniaci dello shopping. Essi sono dediti allo shopping come gli alcolisti lo sono all’alcool.
Ecco alcune somiglianze tra la mania di fare acquisti e il vizio dell’alcolismo:
Il momento “alto” che dura poco: Come bere alcool, possedere cose nuove fa sentire bene il maniaco dello shopping e gli fa desiderare ancor di più quella piacevole sensazione, ma come il momento “alto” dovuto all’alcool dura poco, così è anche per il fascino, l’eccitazione e il piacere di acquistare.
Malessere: Il momento “alto” dello shopping è seguito da un malessere: la tensione di farlo durare. Questo esaurisce il tempo, l’energia e il denaro del maniaco dello shopping. Dopo aver acquistato un servizio da tè, dei divani e apparecchi multimediali, i maniaci dello shopping sono sconvolti. “Tutto ciò che possiedo possiede me!” è uno dei loro abituali lamenti.
La sofferenza cresce: Lo psicologo April Benson di Manhattan, autore di Faccio acquisti perciò esisto: l’Acquisto forzato e la ricerca del Sé, descrive come il vizio di fare acquisti possa essere tanto distruttivo quanto quello del bere: “Una mia paziente si è rovinata perché non riusciva a fare a meno di fare acquisti su Internet per tutto il giorno. Ci sono altre persone che trascurano i loro figli parcheggiandoli costantemente nei centri commerciali perché questo è ciò di cui hanno bisogno per soddisfare il loro vizio. Moltissimi matrimoni s’infrangono per questa mania d’acquistare. In effetti non parliamo di mania d’acquistare a meno che non ne derivi un importante danneggiamento di qualche aspetto della vita.”

Una necessità coatta: Proprio come un alcolizzato desidera ardentemente bere così un maniaco dello shopping smania per fare acquisti. Il dottor Donald Black, professore di psichiatria all’Università dello Iowa afferma: “È tipico di questi pazienti raccontare di essere costantemente preoccupati di fare acquisti, di pensare sempre a questo e di creare così una tensione che devono soddisfare uscendo a fare acquisti. Ciò lenisce la loro sofferenza almeno momentaneamente.”
L’ampiezza del fenomeno: Secondo un’indagine compiuta nel 2006 dall’Università di Stanford addirittura il 6% della popolazione degli Stati Uniti – più di 1 persona su 20 – è afflitta dalla mania di fare acquisti. (Si stima che l’alcoolismo colpisca circa l’8% della popolazione degli Stati Uniti.) La disponibilità di denaro e il facile accesso agli acquisti fanno aumentare questo numero, ma Benson elimina l’idea che lo shopping compulsivo sia un problema che riguarda solo le persone ricche: “Ci sono state ricerche che hanno collegato la classe socio-economica del soggetto con la mania di fare acquisti senza trovare risultati significativi. Avevo un collega che curava un ragazzo mantenuto dal servizio sociale, il quale era affetto da shopping compulsivo.”
A differenza delle ben note difficoltà dovute all’alcolismo, quelle derivanti dallo shopping compulsivo sono meno conosciute. La banalizzazione ampiamente diffusa della mania di fare acquisti risulta evidente nell’espressione acquistare per sentirsi più felici, come anche nel detto: “Quando le cose vanno male si va a fare acquisti.”
Celare i danni dello shopping compulsivo corrisponde al concetto profondamente radicato che la vita sia stimolante e piacevole solo quando le entrate e lo stile di vita migliorano costantemente. La Bhagavad-gita (16.13-15) avverte che questo concetto materialistico genera un’avidità indiscriminata che annienta i valori. Le persone soggette all’invidia sacrificano integrità e intelligenza sull’altare della ricchezza. Queste irresponsabili scelte finanziarie, con un effetto a valanga, provocano crisi individuali, nazionali e sociali.
L’avidità nasce dalla mancanza di una comprensione olistica della vita. Come una preparazione senza sale è insipida, la vita senza denaro può essere deprimente, ma provate ad immaginare una preparazione fatta solo di sale. Non sarà né gustosa né nutriente, sarà soltanto nociva. Nello stesso modo una vita impostata sulla ricerca del denaro non è né piacevole né salutare, è autodistruttiva. Come l’ex membro del parlamento del Regno Unito, Richard Needham ebbe una volta a sottolineare: “Quando il denaro è visto come soluzione di tutti i problemi, è proprio il denaro a diventare un problema.”
Sfortunatamente invece di aiutare le persone a dominare l’avidità, la società moderna l’alimenta e la sostiene indicandola come il segno del successo.


Prigionieri del Successo

“Per raggirare chiunque basta che la pubblicità sia ben fatta e abbia un finanziamento abbastanza elevato,” disse il defunto produttore cinematografico americano Joseph Levine.
Prendiamo in considerazione un giovane professionista in tecnologia dell’informazione che possiede un‘automobile modesta ma ben funzionante. Una grande ditta costruttrice di automobili lancia un nuovo modello la cui pubblicità appare su tutti i media. Un giovane ben vestito e sorridente la guida con orgoglio mentre una graziosa ragazza lo guarda con ammirazione. Sullo sfondo un collega imbronciato arde d’invidia. I saloni di esposizione mettono in risalto il nuovo prodotto. Il cuore del nostro professionista brucia di desiderio per questa nuova automobile che secondo la sua fantasia gli procurerà l’ammirazione e il rispetto che egli sente di meritare ma che non riesce ad ottenere.
Sebbene non abbia bisogno di una macchina nuova e non se la possa neanche permettere, contrae un prestito e acquista la macchina dei suoi sogni. Mentre la guida con orgoglio facendo girare teste e spalancare occhi ovunque vada, i parenti, gli amici e i colleghi lo guardano con ammirazione.
“Finalmente,” pensa, “sono un uomo di successo.”
Il suo sogno però dura così poco da spezzargli il cuore. Subito viene prodotto un altro modello di automobile e la pubblicità della sua macchina sparisce – e con essa il suo momento d’intensa soddisfazione.
Oggi la maggior parte delle persone sono prigioniere del successo, chiuse dentro rigidi concetti mentali sul suo significato.
Vediamo come funziona la prigione del successo:
L’industria dei consumi produce una varietà di oggetti di lusso attraenti (e costosi), di cui in realtà non abbiamo bisogno.
L’industria del marketing ci porta questi prodotti in sale d’esposizione smaglianti e in negozi luccicanti.
L’industria pubblicitaria, con le sue aggressive reclamès in TV, con cartelloni pubblicitari e cose simili, presenta questi prodotti come simboli della bella vita, essenziali per proteggere ed espandere il nostro prestigio.
L’industria bancaria ci adesca con la certezza che la mancanza di denaro non deve impedirci di soddisfare questi desideri creati dai media.
La vulnerabilità delle persone di fronte a questa trappola comincia con l’errato desiderio d’impressionare gli altri non per quello che sono ma per quello che possiedono. Deviati da questo errato modello di successo molti cadono facilmente preda degli attacchi pubblicitari che assalgono la società con crescente ferocia. La rivista DM News (12/22/97) affermava: “Un americano medio al giorno d’oggi vede più pubblicità in un anno di quanta ne vedeva un americano medio durante tutta la sua vita 50 anni fa.” Questa stessa tendenza è applicabile al resto del mondo, in particolare ai Paesi “in via di sviluppo” del terzo mondo.
Prese dalla magia della pubblicità, le persone comprano nuovi vestiti, orologi e apparecchi elettronici soltanto perché vengono presentati come alla moda e scartano gli oggetti vecchi ancora utili che possiedono. Più di cento anni fa, lo scrittore Oscar Wilde dissipava già l’illusione della moda: “La moda è così intollerabilmente brutta che dobbiamo cambiarla ogni sei mesi.”
Spinte dalla pubblicità a rimanere al passo con le ultime mode, le persone prendono in prestito forti somme che le costringono ad anni di duro lavoro e alla penosa ansietà della restituzione. Spesso questa ansietà rovina il piacere di quegli stessi generi di comfort acquistati con i prestiti.
Anche coloro che sono già abbastanza “di successo” e non hanno bisogno di prestiti non sono liberi dall’ansietà. Si preoccupano costantemente di proteggere quello che hanno dai rivali, dai ladri e perfino dai parenti. Anch’essi sono prigionieri del successo. Stress, tensione, preoccupazione e mancanza di sicurezza sono sinonimi di questa vita moderna materialistica.


La Via verso la Libertà

Studi scientifici indicano che la spiritualità può essere il modo migliore per frenare l’avidità ed acquisire autocontrollo. La ricerca di Michael McCullough, pubblicata nel gennaio del 2009 nel Psychological Bulletin ha affermato che ottanta anni di ricerca hanno portato alla conclusione che la fede religiosa e la devozione favoriscono l’autocontrollo. All’inizio degli anni venti, alcuni ricercatori hanno trovato che quegli studenti che trascorrevano più tempo in parrocchia ottenevano risultati migliori nelle prove di laboratorio, che misuravano la loro autodisciplina. Studi successivi hanno mostrato che i bambini religiosi erano stimati relativamente poco impulsivi sia dai genitori che dagli insegnanti e che la religiosità si accompagna sovente ad un maggiore autocontrollo negli adulti.
Lo scrittore John Tierney, riportando questi risultati nel The New York Times (“Per un Buon Autocontrollo, Provate a Diventare Religiosi” 12/31/08), ha dato questo sorprendente suggerimento: “L’unico proposito per l’anno nuovo capace di darci maggior forza per mantenere tutti gli altri nostri propositi è aumentare il nostro impegno religioso.
In che modo un maggior impegno religioso contrasta l’avidità? Prima dobbiamo chiederci perché sembra che i nostri desideri siano sempre in aumento. La risposta secondo le Scritture vediche è che come esseri spirituali siamo fatti per avere tutto o, per metterla diversamente, siamo fatti per avere Dio, Krsna il proprietario di tutti i possessi.
I testi vedici spiegano che come esseri spirituali abbiamo un desiderio innato di ricchezza spirituale – l’amorosa, confortante e rafforzante presenza del divino nei nostri cuori. Proprio come un pesce soffre fuori dall’acqua noi ci sentiamo insoddisfatti non appena perdiamo la consapevolezza di questa presenza divina dentro di noi. Ignorando il livello spirituale, per errore attribuiamo questa insoddisfazione ad una mancanza di possedimenti materiali e questa diagnosi sbagliata ci spinge a diventare avidi di possessi esteriori.
I tempi moderni sono caratterizzati da un’acuta crisi spirituale. Con la diffusione globale della cultura materialistica occidentale, Dio, il fine supremo della vera spiritualità, è stato declassato nella maggior parte degli elenchi di priorità delle persone. Il vuoto interiore che ne è risultato ci ha reso sempre più soggetti all’avidità, che ha raggiunto livelli di assuefazione tali da minacciare il mondo. L’interconnessione e l’interdipendenza economica del villaggio globale hanno solo il risultato di aumentare il problema.
Curare l’avidità con una semplice predica sulle sue conseguenze negative non è sufficiente; dobbiamo dotarci di mezzi adatti a trovare un arricchimento interiore. Se c’impegniamo in pratiche spirituali consolidate, come la meditazione, lo yoga, la preghiera e soprattutto il canto dei santi nomi – il metodo raccomandato dalle Scritture per l’era attuale – la presenza di Dio in esse ci arricchirà. Una volta soddisfatti interiormente diventeremo immuni dall’avidità sia che siamo ricchi o poveri.

La Nostra Scelta Decisiva

Le Scritture vediche, che sono una guida per la vita, non solo c’insegnano il principio dell’arricchimento interiore, ma ci dimostrano anche la loro potenza con avvenimenti che hanno avuto luogo nel lontano passato. Il Ramayana, un antico classico, che per millenni ha affascinato un quinto della popolazione mondiale, dimostra la gloria dell’arricchimento interiore e la futilità del semplice accumulo di beni esteriori. Lo fa per mezzo delle mentalità di due dei suoi principali protagonisti: Hanuman e Ravana.
La sintesi essenziale del Ramayana è la seguente: Sri Rama è il Signore Supremo disceso sulla Terra per interpretare il ruolo di un essere umano ideale e di un re ideale. Ravana, un tiranno che terrorizza l’universo, con un inganno rapisce la moglie di Rama, Sita. In uno scontro pervaso di magia, Rama, aiutato dalla scimmia celeste Hanuman, uccide Ravana e libera Sita.
Hanuman, l’eroico devoto, lottò per far riunire Sita a Rama. Per la sua devozione al Signore, Hanuman fu potenziato a compiere molte imprese avventurose e arricchito interiormente dalla presenza del Signore nel suo cuore.
Al contrario, lo scellerato Ravana cercò di usare Sita per il suo piacere. Con la sua forza brutale e i suoi intrighi malvagi, Ravana aveva ottenuto ricchezze e poteri favolosi, ma non riusciva mai ad essere sereno o soddisfatto perché la sua mente incontrollata chiedeva sempre di più. In ultimo incontrò una fine ingloriosa e perse tutto. I testi vedici spiegano che ogni ricchezza è una manifestazione di Laksmi o Sita, la consorte del Signore. Perciò quando usiamo la nostra ricchezza per servire il Signore sviluppiamo la mentalità di Hanuman, ma se usiamo la ricchezza per il nostro piacere egoistico stiamo sviluppando la mentalità suicida di Ravana. Per sfortuna oggi alcune persone sviate considerano antiquata la mentalità di Hanuman di servire Dio disinteressatamente e giudicano invece moderna la mentalità di Ravana volta a un piacere ateo diretto a se stessi.
La soddisfazione di Hanuman e l’insoddisfazione di Ravana stanno ad indicare gli opposti risultati ottenuti dalle persone che sviluppano rispettivamente le mentalità di Hanuman e quella di Ravana.
Un’Ambizione Fondata sui Principi

Tuttavia anche una persona con desideri materiali – una persona non completamente disinteressata e pura come Hanuman – può avere un buon successo compiendo servizio devozionale al Signore. La storia del principe Dhruva contenuta nello Srimad-Bhagavatam, un altro fondamentale testo vedico, dimostra con forza questo punto. Secondo gli standard contemporanei, Dhruva era oltremodo ambizioso; egli desiderava un regno molto più grande dell’immenso regno di suo padre e di suo nonno. Scelse però un metodo giusto per soddisfare questa ambizione, adorando il Signore con una pratica devozionale fondata sul canto dei Suoi santi nomi. Non solo egli poté soddisfare il suo desiderio, ma divenne anche così puro e ricco di devozione da non essere più attratto dalla ricchezza materiale. Perciò potenziato dalla devozione e dal distacco, regnò come re virtuoso e prospero servendo il Signore e tutti i Suoi figli.
Questo stesso potente metodo di meditazione sul mantra che benedisse e purificò Dhruva è oggi a nostra disposizione. La meditazione sul mantra è un metodo per dirigere di nuovo i nostri desideri dalle cose di questo mondo alla loro origine: Dio.
Nell’era attuale il mantra più potente per la meditazione è il maha-mantra (“il grande canto della liberazione”): Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
La meditazione sul mantra c’illumina con una sapienza interiore che apre i nostri occhi alle realtà del mondo in cui viviamo. Ci protegge così dall’essere sfruttati da interessi esterni e dall’essere vittime di desideri egoistici interiori. La meditazione sul mantra ci rivela anche la presenza del Signore nei nostri cuori, soddisfacendo così per sempre la nostra inestinguibile sete di felicità. Inoltre, collegandoci con l’intelligenza e la potenza del Supremo, diventiamo capaci di affrontare con fiducia tutti gli alti e i bassi della vita e di soddisfare o purificare le nostre ambizioni. La meditazione sul mantra fa anche crescere progressivamente la nostra devozione per il Signore, preparandoci così a tornare nella dimora della felicità suprema, il regno di Dio.


Hare Krsna, Hare Krsna
Krsna Krsna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama
Rama Rama, Hare Hare



Dove la medicina si fonde con la devozione nel cuore di Mumbai, un ospedale diverso dagli altri..
di Vraja Vihari Dasa

11 luglio 2006, 7.30 del pomeriggio. L’Ospedale Bhaktivedanta in Mira Road a Mumbai in India.

LE AMBULANZE a sirene spiegate stridono frenando ad uno stop. I corpi, così mutilati da non poter essere riconosciuti, continuano ad affluire. Dieci chilometri a nord, un altro scoppio – il settimo in undici minuti – ha terrorizzato la città. Mentre parenti pieni d’ansia e di disperazione accorrono, i vicini e i media sono in preda all’isterismo. I politici locali si contendono lo spazio sui canali che trasmettono le ultime notizie. Nel frattempo la squadra di soccorso si affretta silenziosamente per offrire il proprio servizio ad un’altra vittima di questa stupida carneficina.
In questa notte fatale, mentre molti muoiono per le gravi ferite, il gruppo “Spiritual Care” dell’ospedale conforta le famiglie sconvolte dal dolore e l’equipe medica salva centinaia di vite. I parenti traumatizzati trascorrono questa lunga notte piena di ansia tranquillizzati dal canto dei santi nomi compiuto da Srila Prabhupada e trasmesso dagli altoparlanti. Mentre il carro in miniatura di Sri Jagannatha si avvicina ad ogni letto, dagli occhi del signor Lalge, che si lamenta per il dolore, escono lacrime di gratitudine. Ogni giorno dei due mesi successivi in cui il signor Lalge combatte per sopravvivere e alla fine ci riesce, Sri Jagannatha si è avvicinato al suo letto guardandolo con misericordia.


Un Ospedale-Tempio

“Per favore non toglietevi le scarpe” è scritto su un cartello ben in vista nell’ingresso dell’Ospedale Bhaktivedanta. Non posso fare a meno di sorridere, rendendomi conto che qualsiasi persona che entra per la prima volta in questo edificio potrebbe facilmente scambiarlo per un tempio. A dare il benvenuto ai visitatori di questo modernissimo ospedale da cento posti letto, c’è una luminosa sala d’attesa, una Divinità di Srila Prabhupada dall’aspetto regale e il canto sommesso di Hare Krsna proveniente da un impianto di duecento altoparlanti posti ovunque dalla zona della reception alla sala mortuaria. L’Ospedale Bhaktivedanta è situato in un quartiere rumoroso e affollato della parte settentrionale di Mumbai in mezzo a scuole e istituti universitari, e nello stesso complesso c’è un tempio ISKCON. L’ambiente interno realizza un contrasto gradevole con l’esterno, dove i rickshaw fanno risuonare i clacson, dove si respirano le esalazioni dovute al traffico e l’asfalto è infuocato.
All’interno Ramasarana Dasa mi accoglie con un sorriso ottimista. Egli fa parte del gruppo di “Spiritual Care” ed è felice di mostrarmi l’ospedale. Ramasarana, che attualmente ha circa trentacinque anni, sette anni fa ha lasciato un impiego ben rimunerato presso un istituto governativo, la Carana Bank, per lavorare nell’ospedale. Anche sua moglie, Kshama, che lavorava in un settore privato, ora è una dirigente del reparto amministrativo dell’ospedale. Che cosa ha spinto questa coppia a cambiare lavoro?
“Eravamo ambedue attratti a lavorare in un posto dove ci fosse un’atmosfera ricca di spiritualità e dove non dovessimo sentirci a disagio per il fatto di essere devoti,” dice Ramasarana, che è anche un attore popolare nei festival annuali di teatro organizzati dalla comunità dei devoti.
Facendo eco a sentimenti simili, la signora Sumedha, che ha lavorato con il gruppo responsabile del personale per più di dieci anni, sente che il suo bisogno di visitare settimanalmente il tempio, una pratica che le è abituale fin dall’infanzia, ha raggiunto la perfezione da quando si è impegnata nell’ospedale.
“Ora è come se ogni giorno andassi al tempio,” dice Sumedha sorridendo.
I medici che incontro la domenica al tempio locale ISKCON, vestiti nei loro abiti tradizionali Vaisnava, con dhoti e kurta, ora hanno un aspetto diverso. Portano sulla fronte dei bei tilaka Vaisnava fatti con l’argilla, ma indossano camicia, pantaloni e cravatta. Sono sempre indaffarati. Dopo aver dato le istruzioni dell’ultimo minuto ai loro assistenti, corrono ad un altro appuntamento, ma non senza avermi prima salutato rivolgendomi un personale “Hare Krsna”.
Quando entro nel reparto del quarto piano vedo che l’ospedale offre quasi tutte le principali specializzazioni. In silenzio apprezzo con gioia questa felice mescolanza di professionalità e devozione.

Assistenza Spirituale in Azione

Noto subito che in questo posto non c’è l’odore caratteristico dell’ospedale. La fragranza degli incensi e le pareti adornate da bei dipinti di Sri Krsna gli conferiscono un tocco spirituale.
“Ciò ha un profondo effetto psicologico e contribuisce positivamente alla guarigione dei pazienti,” afferma Damodara Pandita Dasa, un counsellor anziano per i pazienti e i loro parenti.
Una persona ricoverata in ospedale porta con sé un pesante fardello di emozioni, egli afferma. Preoccupazioni finanziarie, stress familiari e traumi relativi al lavoro sono cause comuni di stress che influiscono sulla mente del paziente peggiorandone le condizioni. L’Ospedale Bhaktivedanta ha un gruppo di counsellor che dipendono dal gruppo “Spiritual Care” la quale si occupa delle necessità dei pazienti e dei loro parenti. Questo viene fatto per servire la seguente affermazione sui compiti della missione: “Con amore e devozione offriremo a tutti un servizio di cure per la salute moderno, scientifico e olistico basato sulla vera consapevolezza e sulla comprensione dei bisogni del corpo, della mente e dell’anima.”
Attraverso il counseling, le anime sofferenti potranno vedere se stesse in una nuova luce.
“Diciamo loro che il corpo è solo una copertura e che dovrebbero imparare a distaccarsi dal corpo per concentrarsi sulla purificazione della loro anima,” dice Damodara Pandita. “Questo concetto è tranquillizzante e allevia le preoccupazioni delle persone.”

Una Riunione Culturale fra Pazienti e Medici

Due giovani signore sulla ventina, Prema Puja Devi Dasi e Ratikeli Devi, incontrano i pazienti e i loro parenti, aiutandoli con parole gentili, mentre i medici e le infermiere somministrano le migliori terapie mediche.
“Ci proponiamo di offrire un counseling gratuito per un migliore stile di vita,” dice Prema Puja. “La maggior parte dei pazienti accetta prontamente e riempie una scheda che traccia il loro programma giornaliero. Noi poi la studiamo e suggeriamo piccoli cambiamenti per aiutarli ad evitare ricadute.”
La semplicità di questa proposta convince i pazienti che una buona salute non è al di là delle loro possibilità e così tra l’ospedale e i pazienti cresce un legame d’affetto più profondo.
In seguito i pazienti e le loro famiglie vengono invitati ad una riunione culturale in cui i rispettivi dottori presentano loro varie malattie dando consigli per evitarle con pratiche salutari basate sulla spiritualità. Il festival mensile, chiamato Premanjali (“offerta d’amore”), comprende rappresentazioni teatrali, conferenze, il canto dei santi nomi del Signore e una cena. Per oltre un decennio è stata la festa preferita degli ex-pazienti. Essa garantisce che i pazienti continueranno a tornare e li spinge a consigliare l’ospedale ai loro amici e ai vicini.

Toccare il Cuore e l’Anima

Il signor Char, un dirigente di marketing di una famosa società multinazionale, soffriva di una meningite paralizzante. La sua famiglia lo aveva portato in diversi ospedali, ma le sue condizioni erano peggiorate. Quando finalmente arrivò all’Ospedale Bhaktivedanta, era in coma. Mentre l’equipe medica lavorava intensamente per farlo sopravvivere, sua moglie, Veena, veniva sostenuta a livello emotivo dal gruppo “Spiritual Care”.
“Ascoltare il canto trasmesso dei santi nomi del Signore, le preghiere costanti e il counseling hanno aiutato la nostra famiglia durante questa dura prova durata due mesi,” ricorda Veena.
Il signor Char è sopravvissuto ed ha ripreso il proprio lavoro. Un anno dopo è andato in pensione e si è unito all’Ospedale Bhaktivedanta come coordinatore del gruppo “Spiritual Care”.
La pratica usata dal gruppo “Spiritual Care” è di mettere acqua del Gange e una foglia di Tulasi nella bocca del moribondo. I devoti leggono le Scritture e suggeriscono ai parenti di fare la stessa cosa.
“In questo modo,” osserva Prema Puja, “la loro sofferenza emotiva e il trauma mentale vengono incanalati in qualcosa di costruttivo e positivo. Questa pratica dà loro la forza e la fermezza per accettare la perdita della persona cara.”
Io ho imparato una lezione importante: un cuore che si prende cura con amore e serve con devozione può fare più per lenire il dolore di una persona sofferente di quanto possa fare una semplice mano professionale.


L’integrazione con il Mondo Materiale

In India indù e musulmani hanno avuto rapporti tesi per decenni. Poiché qui il trenta per cento dei pazienti sono musulmani, mi chiedevo se si sentissero intimiditi da questa ambientazione spirituale.
“No,” risponde con enfasi il signor Razina Latif, un ex-paziente musulmano. “Noi tutti cerchiamo buone cure mediche e qui le riceviamo. Inoltre la parte spirituale è ragionevole e il personale dell’ospedale rispetta le persone qualunque sia la loro fede.”
Razina partecipa regolarmente al Premanjali che si celebra tutti i mesi.
Un gruppo di medici dell’ospedale qualche volta visita una zona della città per offrire servizi medici ai residenti di quel quartiere per un certo periodo. Nelle zone dei musulmani e in un villaggio cristiano vicino queste postazioni di servizio sociale hanno portato una buona fama all’ospedale.
Al capezzale di un paziente musulmano o cristiano, ai parenti viene suggerito di leggere il Corano o la Bibbia. Gli indù – e anche le persone non religiose – attendono con impazienza che i devoti leggano la Bhagavad-gita. Tutti i pazienti e i visitatori sembrano apprezzare quest’atmosfera devozionale.
L’ospedale durante le emergenze offre un grande aiuto e il Citizens Forum, che fa parte delle istituzioni civili di Mumbai, si associa per contribuire agli sforzi d’aiuto da parte dell’ospedale. Tsunami, terremoti e terrorismo hanno portato le persone di ogni livello sociale ad unirsi in un lavoro di squadra. Il signor Raghuvanshi, presidente di “Prominent Citizens” e di “Health Forum”, chiama con orgoglio l’Ospedale Bhaktivedanta “il Tajmahal di Mira Road”.

Come Cominciò Tutto Questo

Nel 1982 a un gruppo di giovani studenti laureandi in medicina venne presentata la coscienza di Krsna. Grazie a riunioni di poche persone organizzate da Damodara Pandita Dasa, questi studenti del secondo anno di medicina diventarono buoni amici e sognavano di avere un proprio ospedale. Presto presero l’iniziazione e Visvarupa Dasa, Giriraja Dasa, Dvarakadhisa Dasa, Madhavananda Dasa e Vaisnava Seva Dasa furono pronti a realizzare il proprio sogno. All’inizio non avevano sostenitori e si accontentarono di una clinica mobile con cui visitavano le zone interne dello Stato del Maharashtra. In questo modo impararono a conoscere il rigore di una vita austera il cui centro era il servizio. Continuando a sognare un ospedale in cui servire insieme, ognuno di loro scelse una specializzazione che in seguito li avrebbe aiutati a unire i loro talenti offrendo una varietà di servizi. Vaisnava Seva si specializzò in chirurgia, Giriraja in ortopedia e Madhavananda in pediatria. Vedendo il loro entusiasmo, un ricco filantropo invitò questo gruppo di dottori volenterosi ad assumersi la responsabilità del suo ospedale. Questi dottori prestarono il loro servizio per un certo periodo e con il loro entusiasmo e una massiccia iniziativa pubblicitaria sensibilizzarono l’opinione pubblica contro l’aborto. Questo allarmò alcuni sostenitori dell’ospedale e i devoti furono gentilmente licenziati.

Si Apre una Visione

Imparata la lezione, iniziarono una ricerca accurata per avere un posto proprio. Con l’aiuto di Rohininandana Dasa, che convinse un ricco professore, il signor Niranjan Lal Dalmia, a donare un ettaro di terra, i devoti ebbero il terreno. Poi con l’aiuto finanziario di Krsna Candra Dasa (signor Hrishikesh Mafatlal), i devoti iniziarono la costruzione. Sua Santità Radhanatha Swami dette la sua visione dell’ospedale e incoraggiò i devoti a rimanere uniti in questa lunga fase d’incertezze.
A Giriraja Dasa suo padre aveva offerto un ospedale piccolo ma ben organizzato. In questo modo però avrebbe dovuto abbandonare il sogno tanto accarezzato di lavorare in squadra. Quando egli era incerto se accettare l’offerta, Radhanatha Swami lo consigliò così: “Ognuno di voi individualmente può ottenere il successo, ma se state insieme come una squadra per servire e glorificare Prabhupada, potete ottenere qualcosa di miracoloso e senza precedenti che la storia ricorderà per sempre.”
Queste parole dettero nuovo entusiasmo al gruppo di medici, a cui ora se ne erano aggiunti altri. Il chirurgo Vaisnava Seva Dasa fu il supervisore della costruzione e nel gennaio del 1998 l’Ospedale Bhaktivedanta venne inaugurato.

Servizi alla Comunità

A distanza di dieci anni, l’Ospedale Bhaktivedanta continua ad essere il migliore per la cura olistica della salute nell’area Mira Road-Bhyander, un quartiere periferico della parte settentrionale di Mumbai. Nessun ospedale della zona si avvicina ai suoi standard professionali di servizio. Inoltre, i servizi offerti dall’ospedale alla comunità e anche all’esterno di essa hanno attratto la simpatia degli abitanti del distretto per i devoti.
L’ospedale organizza postazioni in cui si eseguono gratuitamente controlli della vista e interventi chirurgici alle cataratte a Mumbai e in altre località del Maharashtra e perfino nell’India settentrionale, nella città sacra di Barsana, luogo di nascita di Srimati Radharani, la consorte eterna di Sri Krsna.
Nel 2007 l’ospedale ha eseguito millecinquecento interventi chirurgici gratuiti ed ha attratto medici famosi ad offrire il loro servizio in queste postazioni. L’ospedale ha in progetto di aumentare il numero d’interventi gratuiti fino a cinquemila. Questa iniziativa caritatevole ha stimolato il dottor Santosh Chowdhary e sua moglie, Vaishali, una ginecologa, ad abbandonare la loro carriera nell’O.M.S. per partecipare a tempo pieno ai progetti esterni organizzati dall’ospedale.
“In realtà i nostri parenti hanno cercato di portarci tutte e due nella nostra cittadina nativa del Bihar per esercitare lì la nostra professione,” confessa Santosh, “ma noi siamo felici qui. Inoltre l’altruismo dei dottori e di tutti i collaboratori e il loro legame affettuoso con noi ci ha ispirato a far parte di questa famiglia.”
L’ospedale gestisce anche una scuola interna per infermieri, che offre un corso di tre anni con diploma di assistente spirituale, il primo di questo genere nel distretto. La preside, signora Uma Shetkar, fa tutti i giorni un lungo viaggio per insegnare qui. Ha lavorato per trent’anni in un prestigioso ospedale nella zona meridionale di Mumbai. Come molti altri dell’ospedale, è stata attratta dal servizio disinteressato.
“Ero stufa della vita basata sulla politica e sugli affari. Questo ospedale è quello che ho cercato per tutta la vita e sono felice che mi sia stato permesso di prestare servizio qui.”
L’esuberanza giovanile di Uma nasconde la sua età e la sua posizione.

Servire i Devoti

Visvarupa Dasa, responsabile di “Spiritual Care”, condivide con entusiasmo lo scopo originale della costruzione di questo ospedale: “È fatto per offrire un ambiente di lavoro cosciente di Krsna ai medici, al personale paramedico e ai devoti della congregazione. Questa era la visione di Radhanatha Swami. Egli ha espresso molte volte il suo desiderio di servire la comunità dei devoti in tutto il mondo.” Il personale dell’ospedale è unanime nella convinzione che questo sia per loro il mezzo migliore di esprimere la loro sincera gratitudine ai devoti che hanno servito per decenni la missione di Srila Prabhupada e che ora in età avanzata hanno bisogno di cure mediche.
Tra gli altri, anche i leader dell’ISKCON Sua Santità Bhakti Tirtha Swami e Sua Santità Niranjana Swami sono stati curati qui.
“Quando mi dimettono non mi piace lasciare l’ospedale,” dice Niranjana Swami con grande affetto.
Sua Santità Jayapataka Swami ha trascorso all’Ospedale Bhaktivedanta cinque mesi per ristabilirsi dopo essere stato colpito da un ictus cerebrale. Quando è stato dimesso ha apprezzato lo spirito familiare che regna tra il personale dell’ospedale ed ha espresso la gioia di aver sperimentato direttamente un trattamento completo di corpo, mente e anima.
“ Sono estremamente felice di vedere devoti impegnati nella loro professione medica e simultaneamente nutriti spiritualmente,” disse durante il suo saluto d’addio. “Vedo che qui molti tra il personale e i dottori sono ad un livello spirituale avanzato. Questa è una famiglia affettuosa dedita alle cure mediche e spirituali.”
Ispirata da una visione data da Sua Santità Giriraja Swami, fin dal 2006 è stata iniziata un’assistenza palliativa per i pazienti malati terminali sia nell’ospedale sia a Vrndavana.
Uniti dalla Devozione

Più di venticinque anni di cameratismo e di servizio evidenziati dalla direzione hanno dato a molti medici e infermieri capaci l’ispirazione ad unirsi all’ospedale.
“Sebbene i contratti di lavoro e i salari siano in linea con le tabelle industriali, non è questo che mi attrae,” rivela Jesse Jose, la capo infermiera del reparto di cura intensiva. Sei anni fa la sua famiglia attraversò una crisi e tutto il personale dell’ospedale si unì intorno a lei per offrirle un sostegno emotivo. Da allora Jesse ha avuto la certezza che non lascerà mai la famiglia dell’Ospedale Bhaktivedanta.
L’ospedale nel 2002 affrontò una crisi del sindacato dei lavoratori, in seguito alla quale vennero iniziate delle riforme. Secondo Madhavananda Dasa, direttore dell’ospedale, gli alti e i bassi degli ultimi due decenni hanno solo rinsaldato l’unione di tutto il personale. La gestione è difficile ed io mi chiedevo come riesca ad evitare conflitti tra il personale.
“Radhanatha Swami ci ha dato l’istruzione di tenere incontri familiari quindicinali dei dottori più anziani,” dice Madhavananda. “In queste riunioni discutiamo solo di argomenti spirituali, facciamo kirtana e onoriamo insieme il prasadam. Non parliamo assolutamente di problemi gestionali.”
Queste riunioni spirituali sono state ora organizzate anche per il gruppo degli impiegati e dei dottori più giovani. Questo mantiene accesa la scintilla spirituale e l’iniziativa di servire insieme si rafforza.
Per i festival Vaisnava come Janmastami, Jagannatha Rathayatra e Govardhana Puja tutto il personale si riunisce per cucinare, preparare ghirlande, decorazioni e festoni. Ogni anno un pellegrinaggio ai luoghi santi li aiuta a rimanere spiritualmente carichi.
Quattro volte al giorno, prima dell’inizio di ogni turno, tutti gli impiegati si riuniscono nella spaziosa sala d’attesa per cantare preghiere all’unisono e un membro anziano tiene un discorso di dieci minuti sull’importanza dello scopo spirituale delle cure olistiche. Poi a tutti i pazienti, al personale e ai visitatori viene servito il prasadam.

Un’Impressione Duratura

Durante la mia visita tutte le sere accompagnavo con eccitazione il tempio mobile di Jagannatha verso ciascun letto. Specialmente nell’UCI, era commovente vedere i pazienti con il respiratore che offrivano una preghiera e un fiore a Jagannatha, Baladeva e Subhadra, trasportati su un carrettino abbellito da decorazioni.
Per coloro che non hanno più conoscenza, la persona che porta il carro, Kishor, tocca la mano del paziente con un fiore e lo offre in vece sua alle Loro Signorie.
Dopo cinque giorni, tornato al mio tempio riflettevo sulle sagge parole di Visvarupa Dasa: “Curiamo moltissime malattie, ma la vita presenta un’esperienza spiacevole dopo l’altra. Perciò abbiamo bisogno di un po’ di gentilezza per aiutarci l’un l’altro a sopravvivere alle difficoltà di questo mondo e alla fine curare la malattia finale della morte.”
Tornato nell’ashram dei brahmacari, penso ai pazienti che lasciano questo mondo all’Ospedale Bhaktivedanta. Essi muoiono ascoltando i nomi di Krsna in compagnia di affettuosi devoti di Krsna. Questa dipartita garantisce loro una gioia eterna e di non tornare in questo mondo di nascita e morte.

Vraja Vihari Dasa, MBA, fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Chowpatty (Mumbai). Insegna la coscienza di Krsna a studenti di varie scuole.


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

UNA RESPONSIBILITÀ DEFINITA

La seguente conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ed alcuni suoi discepoli ha avuto luogo nell’agosto del 1975 a Parigi durante una passeggiata mattutina.


Discepolo: Srila Prabhupada, molte persone dicono che siamo degli irresponsabili perché per seguire la coscienza di Krsna abbiamo interrotto gli studi o lasciato un lavoro.
Srila Prabhupada: Non siamo degli irresponsabili, ma siamo in una posizione tale che abbiamo superato tutte le responsabilità materiali. Questo è affermato nello Srimad-Bhagavatam [11.5.41]: devarsi-bhutapta-nrnam pitrnam na kinkaro nayam rni ca rajan. “Colui che si è completamente arreso a Krsna non ha più alcuna responsabilità verso gli esseri celesti, i grandi saggi, i parenti, la società – verso nessuno.” Finché non sei cosciente di Krsna hai delle responsabilità verso tutte queste persone, ma colui che ha aderito senza riserve alla coscienza di Krsna non ha alcun dovere materiale e nessuna responsabilità materiale. Questa è l’affermazione dello Srimad-Bhagavatam. La nostra unica responsabilità è servire Krsna.
Discepolo: Allora, Srila Prabhupada, quando ieri sera hai detto alla nostra ospite che avrebbe dovuto lasciare le sue responsabilità ...?
Srila Prabhupada: E arrendersi alla coscienza di Krsna. Non lasciare tutte le responsabilità per non fare niente. Prima aderisci alla coscienza di Krsna. Lascia qualcosa e prendi qualcosa. Allora va bene.
Discepolo: Srila Prabhupada, quando parli di assumerci le nostre responsabilità per Krsna, non c’è anche un aspetto materiale in questo? Per esempio, nel nostro Movimento i genitori devono anche far crescere i figli, prendersi cura di loro, insegnare loro a leggere e a scrivere e così via.
Srila Prabhupada: Sì, ma perché ci prendiamo cura dei figli? Per renderli coscienti di Krsna. Questa è la nostra responsabilità nella coscienza di Krsna. Dobbiamo pensare: “Questo è mio figlio. Voglio renderlo cosciente di Krsna.” Questa è la ragione per cui ci prendiamo così tanta cura di educare i nostri figli nelle gurukula [scuole coscienti di Krsna]. Non siamo degli irresponsabili.
Discepolo: Allora quando diciamo che arrendendoci a Krsna abbiamo esaurito tutte le nostre responsabilità materiali, questo non significa che abbiamo smesso di compiere i nostri doveri?
Srila Prabhupada: No. Chi lo dice?
Discepolo: Bene, alcune persone dicono che abbiamo aderito alla coscienza di Krsna e ora abbiamo lasciato tutti i nostri doveri sociali.
Srila Prabhupada: Diffondere la coscienza di Krsna è il principale dovere sociale. Questo è il dovere principale quando si ha la forma umana. Krsna dice, sarva-dharman parityajya mam ekam saranam vraja: “Abbandona tutti gli altri doveri e arrenditi a Me.” Perciò ci siamo arresi a Krsna e ci siamo assunti la responsabilità di far avanzare il Movimento per la Coscienza di Krsna. Io sono una persona anziana, eppure viaggio in tutto il mondo, tre volte all’anno. Chi altri si assumerebbe una tale responsabilità? Nella coscienza di Krsna abbiamo responsabilità più grandi. È come quando si diventa un importante funzionario governativo: siamo sovraccarichi di responsabilità.
Adempiere alle responsabilità materiali è inutile. È semplicemente una perdita di tempo. Qui nella coscienza di Krsna c’è la vera responsabilità. Questo è quello che ho spiegato alla nostra ospite ieri sera. Anche se ti assumi delle responsabilità, che cosa puoi fare? Non puoi fare niente. Supponi che tuo figlio sia ammalato. Egli soffre e tu sei responsabile di far sì che sia curato. Hai portato un bravo medico, hai portato le medicine giuste – tutto, ma nonostante tutti i tuoi sforzi, tuo figlio muore. Allora qual è il valore delle tue responsabilità? La realtà è che non puoi fare niente. Allora a che cosa serve dire: “Io sono responsabile?”
Andha yathandhair upaniya-manah. Un cieco dice: “Mi prendo io la responsabilità. Tutti voi che siete ciechi – seguitemi.” Allora qual è il valore di una responsabilità come questa? Sia il capo sia i seguaci cadranno in un fosso. Nello stesso modo i capi di tutte le nazioni del mondo dicono: “Seguitemi. Io sono il responsabile. Io porterò la pace.” Ma appena c’è una guerra migliaia e migliaia di persone verranno uccise. Dov’è la responsabilità dei capi? Non possono portare la pace, possono erigere un monumento: “Questo soldato è morto. Questo soldato è morto.” Non possono però salvare le persone dalla morte.
Discepolo: Ma queste persone dicono che anche noi devoti dobbiamo morire. Tutti devono morire.
Srila Prabhupada: Sì, ma noi moriamo per vivere per sempre. Tyaktva deham punar janma naiti. Questa è l’ultima volta che moriamo.
Discepolo: Allora diranno: “Come lo sai?”
Srila Prabhupada: Diventa uno dei miei studenti e anche tu lo saprai. Per questo c’è un’ingiunzione vedica: tad vijnanartham sa gurum evabhigacchet. Poiché sei uno sciocco, un mascalzone, devi avvicinare un guru. Questo è l’unico modo per conoscere la Verità Assoluta. Altrimenti non c’è alcuna possibilità di conoscere l’eternità della vita. Rimarrai per sempre uno sciocco e soffrirai.
Discepolo: Allora come definisci il termine “responsabilità” nella coscienza di Krsna?
Srila Prabhupada: Tu hai questa forma umana: realizza Dio. Questa è la responsabilità. Altrimenti sei finito. L’unica tua responsabilità è capire Dio. La cultura vedica ha lo scopo di far comprendere Dio. Nel passato moltissimi re lasciavano tutto e andavano nella foresta per realizzare Dio. Migliaia di anni fa Maharaja Bharata, dal cui nome l’India è stata chiamata Bharatavarsa, era l’imperatore di questo pianeta. A ventiquattro anni lasciò tutto per poter realizzare Dio. Questa è la cultura vedica. Caitanya Mahaprabhu aveva un’ottima posizione da grhastha [capofamiglia].
Aveva una bellissima moglie, una madre affettuosa e molti amici. Apparteneva a una famiglia di brahmana. Era un saggio erudito – tutto di prima classe. Era Dio stesso, eppure lasciò tutto per insegnarci il modo di realizzare Dio. Questa è la cultura vedica.
Allora, tu mi hai chiesto: “Qual è la definizione di responsabilità?” Hai capito che cosa è la responsabilità?
Discepolo: Abbiamo questa forma umana; dobbiamo realizzare Dio.
Srila Prabhupada: Sì – sette parole. Noi definiamo tutta la responsabilità con sette parole. Fate in modo che i mascalzoni lo capiscano.


LA BHAKTI
Lo Scopo Più Elevato della Vita Al livello di pura devozione, si può dire giustamente:
“Io sono di Krsna e Krsna è mio.”
di Visakha Devi Dasi


La bhakti, il servizio devozionale a Sri Krsna, è la più potente, pura ed elevata di tutte le attività; è l’attività dinamica e variegata dell’anima. Nello Srimad-Bhagavatam Prahlada Maharaja elenca nove tipi di servizio devozionale: ascoltare ciò che riguarda Krsna, cantare i Suoi nomi o parlare di Lui, ricordarsi di Lui, servire i Suoi piedi di loto, adorarLo, offrirGli preghiere, diventare Suo servitore, diventare Suo amico e arrendersi completamente a Lui. Quando compiamo una o più di queste attività con l’intento di far piacere a Krsna, Egli Si avvicina di più a noi e noi ci avviciniamo di più a Lui.

Ricordarsi di Krsna

Ciascuno di questi metodi di servizio devozionale è dotato di potenza spirituale ed eseguendone con purezza uno o più si può ottenere l’amore per Dio, il risultato più elevato. Per esempio, consideriamo il servizio di ricordarsi di Krsna.

La vasta letteratura vedica comprende i quattro Veda originali (Rg Veda, Yajur Veda, Sama Veda e Atharva Veda) e i loro corollari, comprese le 108 Upanisad principali, i 18 Purana, numerose Samhita, il Ramayana, il Mahabharata ed altre opere. L’essenza della conoscenza contenuta in questo immenso corpus è la Bhagavad-gita. I commentatori Vaisnava hanno scritto che dei diciotto capitoli della Bhagavad-gita i sei centrali ne sono l’essenza. Di questi sei, il Capitolo 9 (“La Conoscenza Più Confidenziale”) costituisce l’essenza. E del Capitolo 9, l’ultimo verso, il 34 – il vero centro della Gita – costituisce l’essenza. Krsna inizia quel verso con le parole man-mana: “Pensa sempre a Me.” Perciò, tra tutte le istruzioni di Krsna, quella di ricordarsi sempre di Lui è l’essenza dell’essenza dell’essenza.

La potenza di pensare in modo puro a Krsna è così grande che soltanto con il potere di ricordarLo Prahlada Maharaja, l’umile bhakta che pensa sempre a Krsna, poté evocare la presenza personale del Signore (Krsna nella forma di Nrsimhadeva). Il Signore sconfisse allora il più formidabile demone dell’universo, il padre di Prahlada, Hiranyakasipu. Poiché Prahlada aveva solo cinque anni, il suo esempio dimostra che l’età non è un impedimento a compiere il servizio devozionale. Fintanto che una persona ha il potere di pensare, può scegliere di pensare a Krsna.

Il Servizio Devozionale Puro e Quello Misto

La devozione pura come quella di Prahlada è priva di motivazioni egoistiche: l’interesse del puro devoto è identico a quello del Signore, ma non sempre il servizio devozionale è puro. Il servizio a Dio compiuto da persone invidiose, orgogliose, violente e irascibili i cui interessi differiscono da quello del Signore, è considerato soggetto all’influenza dell’ignoranza. Coloro che fanno servizio devozionale sotto questa influenza pensano spesso di essere i devoti migliori. Il servizio devozionale motivato dal desiderio di fama, di opulenza e di piacere materiale o il servizio compiuto da coloro che pensano che il Signore soddisfarà le loro richieste è servizio devozionale influenzato dalla passione. E con il servizio devozionale i devoti che agiscono sotto l’influenza della virtù (materiale) vogliono liberarsi dalle conseguenze delle loro azioni – dal karma.
Anche un minimo interesse personale significa che la nostra devozione è mista. La devozione pura si manifesta “quando la mente di una persona è immediatamente attratta dall’ascolto del nome e delle qualità trascendentali di Dio, la Persona Suprema, che risiede nel cuore di ogni essere. Come l’acqua del Gange fluisce naturalmente verso l’oceano, l’estasi devozionale, non interrotta da alcuna situazione materiale, fluisce verso il Signore Supremo.” (Srimad-Bhagavatam 3.29.11-12) I puri devoti non si aspettano alcun beneficio materiale né spirituale dal loro servizio; senza interruzioni, essi servono il Signore e i Suoi devoti solo per soddisfarli.
Circa cinquecento anni fa a Prayag (l’attuale Allahabad) Sri Caitanya Mahaprabhu, che è Krsna stesso, apparve come un devoto di Krsna e per dieci giorni istruì Rupa Gosvami nella scienza del servizio devozionale. In seguito Rupa Gosvami raccolse queste istruzioni nella sua opera classica: Bhakti-rasamrta-sindhu. I due versi all’inizio di questo libro presentano le qualità e le caratteristiche del servizio devozionale puro:

anyabhilasita-sunyam
jnana-karmady-anavrtam
anukulyena krsnanu-
silanam bhaktir uttama

“Perché il servizio devozionale compiuto sia di prima classe, si deve essere liberi da qualsiasi desiderio materiale, dalla conoscenza ottenuta con la filosofia monistica e dall’azione interessata. Il devoto deve costantemente servire Krsna in modo favorevole, come Krsna desidera.” (1.1.11)

sarvopadhi-vinirmuktam
tat-paratvena nirmalam
hrsikena hrsikesa-
sevanam bhaktir ucyate

“Bhakti o servizio devozionale, significa impegnare tutti i nostri sensi nel servizio al Signore, la Persona Suprema, il maestro di tutti i sensi. Quando l’anima spirituale serve il Supremo ci sono due effetti collaterali. Ci si libera da ogni designazione materiale e i sensi sono purificati semplicemente dal fatto di essere impegnati nel servizio al Signore.” (1.1.2)

Esplorare il Servizio Devozionale Puro

Quando si sviluppa un senso risoluto di proprietà e di possesso in relazione al Signore – quando si pensa che Krsna e Krsna soltanto è l’oggetto del proprio amore e che il proprio concetto di appartenenza è riposto in Lui – questo risveglio si chiama bhakti. Krsna e il Suo servitore, uniti dall’amore, non possono più lasciarsi.
Il servitore può essere legato a Krsna Stesso o ad una delle Sue incarnazioni, come quella di Sri Ramacandra.
Un esempio di questo amore si trova in Anupama (conosciuto anche come Vallabha), il fratello più giovane di Rupa Gosvami e Sanatana Gosvami. Anupama lasciò il corpo a Prayag. In seguito, quando Sri Caitanya incontrò Sanatana Gosvami a Jagannatha Puri, gli disse: “ Tuo fratello Anupama è morto. Era un grandissimo devoto che aveva ferma fede in Raghunatha [Sri Ramacandra].”
Sanatana Gosvami rispose: “Fin dalla sua prima infanzia, mio fratello minore Anupama è stato un grande devoto di Raghunatha e L’ha adorato con profonda determinazione. Cantava sempre il santo nome di Raghunatha e meditava su di Lui. Ascoltava continuamente i racconti delle imprese del Signore nel Ramayana e le glorificava. Rupa ed io siamo i suoi fratelli maggiori e lui stava sempre con noi. Ascoltava lo Srimad- Bhagavatam e le attività di Sri Krsna insieme con noi e noi l’abbiamo messo alla prova: ‘Caro Vallabha,’ dicevamo ‘ti preghiamo di ascoltarci. Sri Krsna è infinitamente affascinante. La Sua bellezza, la Sua dolcezza e i Suoi divertimenti non hanno limiti. Impegnati nel servizio devozionale a Krsna insieme con noi. Noi tre fratelli resteremo insieme e ci delizieremo dei divertimenti di Sri Krsna.’ Ripetutamente gli parlavamo così e in qualche modo per quest’opera di persuasione e per il rispetto che nutriva per noi, la sua mente cominciò ad adattarsi alle nostre istruzioni.‘ Vallabha rispose: “Miei cari fratelli come potrei disobbedire ai vostri ordini? Iniziatemi al mantra di Krsna in modo che possa dedicarmi al servizio di devozione a Sri Krsna.’
“Dopo aver detto questo, quella notte cominciò a pensare: ‘Come posso lasciare i piedi di loto di Sri Raghunatha?’ Tutta la notte rimase sveglio a piangere. La mattina successiva venne da noi e ci presentò la presente supplica: ‘Ho venduto la mia testa ai piedi di loto di Sri Ramacandra. Non posso riprendermela. Per me sarebbe un dolore troppo grande. Vi prego, siate misericordiosi con me e ditemi che vita dopo vita potrò servire i piedi di loto di Sri Raghunatha. Mi è impossibile lasciare i piedi di loto di Sri Raghunatha. Solo a pensarci, il mio cuore si spezza.”
“Dopo aver ascoltato queste parole, lo abbracciammo e lo incoraggiammo dicendogli: ‘Tu sei un grande santo e un grande devoto, perché sei profondamente determinato nel servizio devozionale.’ Così l’abbiamo elogiato.”
Sri Caitanya Mahaprabhu disse: “Glorioso è quel devoto che non lascia il rifugio del suo Signore e glorioso è il Signore che non abbandona il Suo servitore. Se capita che un servitore cada e si allontani, glorioso è il maestro che lo rincorre e lo riporta indietro afferrandolo per i capelli.” (Caitanya-caritamrta, Antya-lila 4.27-47)
Come il servitore è unito al maestro dall’amore, così anche il maestro è legato al Suo servitore dall’amore.

Le Pure Preghiere di un Puro Devoto

Nelle sue preghiere la regina Kunti parla di come ottenere il Signore attraverso il servizio devozionale: “È facile raggiungerTi, o Signore, ma soltanto per l’uomo disilluso dalla materia. Infatti, colui che segue il sentiero della prosperità materiale, inebriato dall’ambizione di una nascita nobile, da vaste ricchezze, da un’educazione elevata e da un aspetto fisico affascinante, rimane incapace di rivolgersi a Tua Grazia con sincerità.” (Srimad-Bhagavatam 1.8.26) Le persone prive di ogni possedimento materiale possono avvicinarsi a Krsna con facilità. Sentono che Krsna è il loro unico possesso, l’unica fonte di tutte le loro ricchezze, il loro unico tesoro e la loro fortuna: “Krsna, all’infuori di Te, non ho niente da rivendicare; non possiedo niente. Perciò non mi dimenticare, perché Tu sei il mio unico possesso.” Con le parole di Kunti: “Come senza ostacoli il Gange scorre continuamente verso l’oceano, fa che la mia attenzione sia rivolta a Te e a nessun altro.” (Srimad-Bhagavatam 1.8.42)
Nel 1972 al centro ISKCON di Mayapur, nel Bengala occidentale, un giovane che lavorava nel Peace Corps di nome Bob Cohen incontrò Srila Prabhupada nel suo cottage. Durante la conversazione Srila Prabhupada disse a Bob: “Noi siamo parti di Krsna, dobbiamo unirci a Krsna. E tu puoi unirti immediatamente a Krsna con la tua coscienza, semplicemente pensando: ‘Io sono di Krsna e Krsna è mio.’ Questo è tutto.”
Bob: “Che cosa dici? Krsna è...”
Srila Prabhupada: “Krsna è mio.”
Bob: “Mio?”
Srila Prabhupada: “Sì. Mio. Il mio Krsna.”
Bob: “Ah!”
Srila Prabhupada: “Krsna è mio. Krsna è mio.”
In altre parole, grazie all’amore puro un devoto appartiene a Krsna e Krsna appartiene a quel devoto.
E quell’amore del devoto per il Signore è indipendente dal tempo, dal luogo o dalle circostanze. Sri Caitanya lo esprime nella Sua preghiera: “Riconosco solo Krsna come mio unico Signore ed Egli sarà sempre tale sia che mi voglia stringere con il Suo abbraccio sia che mi spezzi il cuore e la mente con la Sua assenza. Egli è completamente libero di fare qualsiasi cosa perché rimarrà sempre, incondizionatamente, l’adorabile Signore della mia vita.” (Siksastaka 8)

Il Potere Supremo della Bhakti e Come Ottenerla

Nel suo Bhakti-rasamrta-sindhu Rupa Gosvami enumera sei caratteristiche del servizio di devozione puro:
(1) Il servizio di devozione puro può alleviare immediatamente ogni angoscia materiale.
(2) Il servizio di devozione puro genera ogni fortuna.
(3) Il servizio di devozione puro procura la felicità trascendentale
(4) Il servizio di devozione puro è raramente raggiungibile.
(5) Coloro che lo praticano si disinteressano perfino della liberazione.
(6) Il servizio di devozione puro è l’unico modo di attrarre Krsna.

Il servizio di devozione sincero non solo ha il potere di attrarre Krsna, ma è anche l’unico modo di attrarLo. E per la Sua Grazia i risultati di questo servizio possono espandersi ovunque. È per il potere del servizio di devozione puro di Srila Prabhupada che possiamo leggere questa rivista, Ritorno a Krishna, che gli insegnamenti di Sri Krsna sono stati diffusi in tutto il mondo e ovunque le persone cantano i santi nomi del Signore: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Nel mondo spirituale ogni cosa è una persona e la personificazione del servizio di devozione puro è Bhakti Devi, un’espansione di Srimati Radharani. Sebbene Krsna sia il più affascinante, è affascinato da Radharani. Nello stesso modo Bhakti Devi, la personificazione del servizio devozionale, affascina Krsna. Noi invochiamo la presenza di Bhakti Devi nel nostro cuore e nella nostra vita non con sforzi materiali: non attraverso istruzioni di tipo materiale, non con sforzi di tipo materiale e neanche con la loro combinazione. Noi invochiamo la presenza di Bhakti Devi seguendo le istruzioni del Suo rappresentante, il puro devoto, e servendolo.
Nei templi che Srila Prabhupada ha fondato in tutto il mondo, i devoti cantano tutte le mattine un canto bengali scritto dall’acarya Narottama Dasa Thakura. La prima strofe è:

sri-guru-carana-padma
kevala-bhakati-sadma,
bando mui savadhana mate
jahara prasade bhai,
e bhava toriya jai,
krsna-prapti hoy jaha ha’te

“Solo con l’umile servizio al nostro maestro spirituale possiamo raggiungere la dimora del puro servizio devozionale. Con grande cura e attenzione c’inchiniamo ai suoi piedi di loto. Per la sua misericordia attraverseremo quest’oceano della sofferenza materiale e otterremo Krsna.”

Visakha Devi Dasi contribuisce da più di trent’anni a BTG con articoli e fotografie. Dal 1999 vive con suo marito a Saraganati Village, una comunità Hare Krsna della Columbia Britannica in Canada.


LIBRO DI MEDITAZIONE

SU Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya Dell’associazione Internazionale Per La Coscienza Di Krishna

È con immensa gioia che la Bhaktivedanta Book Trust presenta a tutti i devoti un libro di meditazione su Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Si tratta di una selezione di immagini storiche, molte delle quali inedite, presentate per la prima volta in un’edizione d’arte di grande formato.
È un’opportunità per consentire a tutti di avvicinarsi a Srila Prabhupada e sviluppare un sentimento di amore e devozione.

Caratteristiche dell’opera:

Grande formato: 39,5 x 31,5 cm.
Copertina e cofanetto in seta.
192 pagine su carta avorio.
178 fotografie restaurate a colori e in bianco e nero, che mostrano momenti storici e indimenticabili di Srila Prabhupada con i devoti e la sua predica in tutto il mondo.

Il libro è disponibile presso:
BBT Italia srl, strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
telefono: 0558076414
fax: 0558076630
mail: nimaipandit@bbtitalia.com

Vi preghiamo di non perdere questa opportunità unica di avere il darsana di Srila Prabhupada.
Ritorno a Krishna